PSYCHOSIS IN BLOOD BY TADOLINI

PSYCHOSIS IN BLOOD

 

 

Una casa in perfetto ordine, un piccolo appartamento dove non manca niente, tranne che il calore di una donna, un qualsiasi contatto umano per allontanare quei brutti pensieri dalla testa.

Sei un bambino cattivo, non vali niente, meriti di essere punito.

I ricordi dell’infanzia, quando vedeva sua mamma mentre si faceva sbattere in casa dai suoi amichetti.

Lui spiava di nascosto, e le prime pulsioni sessuali iniziò ad averle in questa maniera.

Eros e violenza, perché alla fine dei rapporti, sua mamma veniva sempre picchiata, presa a schiaffi o a cinghiate.

I mugolii denotavano una forma di piacere.

In quell’atto che dagli occhi di un bambino, poteva risultare fuori dal comune, qualcosa di totalmente contrario al piacere, invece scaturiva una sorta di parafilia sessuale.

Per sfuggire alla noia della grigia vita quotidiana, Andres inserisce nel lettore un dvd.

Riesce a mentire anche su questo, sa perfettamente che si tratta di un film porno mascherato da film tradizionale, quelli che erano in voga negli anni ottanta.

Le riprese insistite sugli organi sessuali parlavano chiaro.

Inizia a toccarsi, anche se oggi, voleva farsi un regalino, qualcosa di diverso dalla solita masturbazione rabbiosa, con lo sperma che si mescolava al sangue.

Sul tavolo un giornale di annunci, Cherry, ragazza italiana, giovane, cerca un po’ di calore. Telefonare per appuntamento. Molto carina, una bellezza particolare, non volgare e nemmeno esasperata.

“Pronto?”

“pronto, Cherry?”

“si, sono io, come posso aiutarti?”

“è possibile, un appuntamento per stasera?”

“certo, sarebbero settanta in macchina, centodieci in casa”

“facciamo centodieci in casa”

“solo cose tradizionali, niente sadomasochismo, o cose a tre”

“perfetto, dove ci troviamo?”

“conosci, piazza Atterbank, davanti le scuole medie?”

“si, certo”

“alle nove in punto, mi farò trovare davanti la piazza. Però io non so come sei fatto”

“indosserò un lungo cappotto di pelle”

“sei in vacanza?”

“come?”

“intendevo dire, sei in fuga dalla moglie?”

“qualcosa del genere”

“okay, non sono affari miei e non sono gelosa. A dopo”.

Quella voce così sensuale, quell’intraprendenza così sfrontata, lo eccitava e lo disgustava nello stesso tempo.

Inizia a sudare copiosamente, è agitato, sono secoli che non ha un rapporto con una donna, anche se in questo caso è una troia a pagamento.

L’ultima donna con cui aveva avuto a che fare era stata Erika, una sua collega di lavoro.

Si era presa una bella sbandata per lei, anche se non era corrisposto, fino a scoprire che era il capo a sbatterglielo in mezzo alle chiappe.

Lei diceva che era troppo vecchio e lo riteneva una persona inquietante, l’aveva fatto poi allontanare dal reparto facendolo trasferire in uno scantinato a fare fotocopie.

Scende le scale in maniera lenta, come se dentro di sé, sapesse che forse sarebbe meglio starsene in casa a menarselo davanti al televisore.

Percorre a piedi il viale alberato che costeggia la pineta.

Un improvvisa sensazione di smarrimento lo pervade.

Probabilmente avrebbe solo parlato con la troia, niente di più. Cercava qualcuno con cui scambiare due parole.

Vede la ragazza, mentre sta parlottando con una sua collega.

E’ veramente carina, una bellezza non appassita a causa di quel lavoro, piccola di statura, seno ridotto ma un culo notevole. Uno sguardo intrigante, che sembra sfidare chi si trova davanti.

Ricominciano le allucinazioni, un suono incessante che sembra distruggere il timpano, il dottore dice che è colpa dello stress.

Non ha mai fatto parola con nessuno dei suoi istinti violenti, di quello che desiderava fare, quello che provava.

Il disgusto verso la vita e i suoi rappresentanti.

Una società corrotta, vuota, malata, popolata da esseri demoniaci ognuno chino sul proprio strumento tecnologico.

Non si sentiva di far parte di questo sistema.

Spesso aveva propositi suicidi, ma non aveva ancora trovato il coraggio, anche se fantasticava su qualche maniera di sparire, senza soffrire troppo.

Chi non ha mai pensato al suicidio pensa che togliersi la vita, sia una cosa semplice, ma non è così.

Un suo ricordo, che lo perseguita spesso è una mattina all’università, quando sentì un colpo tremendo, si affacciò alla finestra e giù in fondo, per terra giaceva un ragazzo in una posizione totalmente innaturale.

Pare che si fosse lanciato nel vuoto per un problema d’amore.

Chiuse gli occhi e volle assaporare il profumo della morte, la sensazione gelida del silenzio di chi aveva visto la scena rimanendo senza parole.

Il gelo che era nell’aria.

Si avvicina, cercando di fare in modo che lo potesse riconoscere da sola.

“Ciao, ci siamo sentiti per telefono”

“si”

“io sono Cherry”

“capisco”

“Oh scusa. Non è un problema se non mi vuoi dire come ti chiami. Non dobbiamo fare amicizia, siamo qua per scopare giusto?”

“esattamente”

“okay, andiamo a casa mia”.

Proseguono nel cuore della notte, ammantati dalle tenebre, dalle forme minacciose dei rami degli alberi.

Cherry che sta andando incontro al suo destino.

Vero nome Alessia, età 21 anni, studentessa da sempre in fuga da tutti.

La verità era che le piaceva scopare, il lavoro non mancava mai, odiava solamente risvegliarsi la mattina nel letto da sola, succhiarlo a vecchi pensionati puzzolenti, però ogni lavoro aveva sempre il suo lato negativo.

Aveva tentato anche di fare la modella, ma non era abbastanza di moda, non abbastanza magra, non abbastanza carina o in voga da rimanere aggrappata ai pensieri di chiunque l’avesse incrociata o sfiorata per strada.

Un giorno un direttore di un importante agenzia di moda, le propose una cena a cui sarebbe seguito un dopocena, per poter sfilare in passerella.

Lei pensava che fosse qualcosa di maggiormente sporco e invece da quella volta, seguì il suo consiglio e iniziò a far fruttare quella meraviglia che si ritrovava in mezzo alle gambe.

La prima regola era quella di non affezionarsi mai ai clienti e la stava rispettando.

La seconda invece era quella di non portarseli mai a casa, e non la stava seguendo, perché la maggior parte, aveva vergogna di portarsi una prostituta in casa, e poi magari erano sposati, quindi preferiva non lasciare nessun documento in squallidi alberghi e soprattutto non farlo per strada.

Ecco, era capitato solo una volta con un romeno.

Stava battendo vicino alla stazione, quando venne abbordata dal tizio che non aveva fatto problemi nel pagamento, ma se l’era scopata proprio sul momento, lei con le mani appoggiate contro un cassonetto e lui che le blaterava frasi senza senso nella sua lingua, mandando rivoltanti alitate di alcool.

Forse era l’unica occasione in cui si era pentita della vita che aveva deciso di fare.

Ovviamente quel tipo di mestiere, le precludeva qualsiasi tipo di rapporto con persone normali, estranee a quel mondo.

Prima o poi, i nodi venivano sempre al pettine, e la prima preoccupazione era sempre quella di dover fare gli esami del sangue, per vedere se non avevano contratto qualche malattia venerea.

La sensazione più sgradevole invece era quando dopo aver saputo della cosa, si ripresentavano come clienti sbattendo nel muso i soldi, però appunto pretendendo un vero comportamento da puttana.

Tutto quello che non avevano mai provato a fare, puntualmente si sentivano in diritto di avere.

Cherry, aveva i suoi codici d’onore: non voleva essere marchiata con lo sperma, e non voleva fare cose a tre, pur sapendo che erano prestazioni che potevano fruttare anche parecchio di più di quello che prendeva .

Due anime sole- vuote che si incontravano per un rapporto occasionale, che sarebbe diventato una mera transazione economica.

Avrebbe potuto nascere un unione, un’amicizia? Un qualsiasi legame che li avesse dato l’occasione di sentirsi meno soli.

La creatura così ingenua, così piccola e sperduta in un mondo così privo di scrupoli.

La sensazione sarebbe stata quella di darle lo stesso i soldi e lasciarla andar via, senza approfittarsene.

Una sensazione in netto contrasto con  l’appetito sessuale che stava crescendo sempre di più, mentre la sentiva parlare, la vedeva camminare.

Stava resistendo contro tutto: le sue voglie, le sue paure, doveva assolutamente vincere, cercare di sedare le proprie pulsioni.

L’appartamento si trovava nella zona più malfamata della città: tossici, spacciatori e troie dominavano i marciapiedi insieme ad un tremendo odore di urina che assaliva chi osava passare da quelle parti.

“Hai capito perché ti avevo dato appuntamento dall’altra parte della città? Qua sarebbe impossibile poter lavorare tranquillamente. Tutte quelle prostitute che vedi, sono costrette ad avere il protettore. Io metto gli annunci sui giornali e su internet”

“quindi abiti in questo palazzo?”

“si, abito da sola, lavoro in casa, con le massime condizioni igieniche”

“non hai paura a fare questa vita?”

“nemmeno un po’. Mi piace scopare e così facendo, faccio anche un bel po’ di soldi. Quando sarà il momento in cui dovrò mettere la testa a posto, smetterò senza farmi troppi problemi”.

Il palazzo era dismesso, o meglio come se provenisse da un’altra epoca, risalente agli anni settanta.

Colori pastello sulle pareti, un ascensore di quelli che ormai si vedevano solo in vecchi film, ovvero con la doppia porta in metallo e con pochissimo spazio all’interno.

Appena entrati, il profumo di Cherry si sprigionò nell’aria, un odore veramente sensuale, che fece eccitare il ragazzo.

Si avvicinò cingendola in un poderoso abbraccio da dietro, iniziando a baciarla sul collo.

“Tieni a freno i bollenti spiriti, abbiamo tutta la notte. Però prima mi dovresti pagare”

Oh scusa, tieni, nessun problema”.

L’appartamento si presentava in maniera molto trasandata, vestiti accatastati per terra, posaceneri pieni di cicche di sigaretta, e un cumulo di piatti ancora da lavare.

Un odore di incenso contrastava con il puzzo di fumo, la stanza aveva assolutamente bisogno di essere areata a dovere.

“Scusami per il disordine, ma il pomeriggio sono all’università, la notte lavoro e come tutti la mattina devo dormire pure io”

“non ti preoccupare”

“posso offrirti da bere?”

“io sono a posto così”

“okay, allora mi vado a prendere da bere. Un minuto e arrivo, tu mettiti comodo”.

Ancora quei maledetti rumori, come dannatissimi trapani che entrano dentro la testa e spappolano tutto quello che trovano.

Ora sono ancora più difficili da gestire.

In cuor suo, cercava di vincere anche quest’ultimo assalto, il più forte.

Cherry si presenta senza vestiti.

Un bellissimo corpo, solo un minuscolo perizoma nero a coprire le sue nudità.

“Direi di cominciare con qualche preliminare”.

I pantaloni vengono abbassati per un blowjob di benvenuto, Cherry trattiene a stento le risate.

Il ragazzo inizia a toccarsi, sperando in una reazione, ma non c’è verso, la vergogna e la tensione prendono ben presto il sopravvento.

“Tesoro, me lo potevi dire che ci sarebbe stato questo rischio. Eppure in ascensore mi sembravi a tuo agio. Ahahhahahahhaha, sembra un chewingum”.

Un ennesima delusione, un’altra sconfitta.

Il rumore ormai lo stava facendo impazzire, il volume stava ancora salendo.

Ma sapeva come fermarlo.

Cinge le mani al collo della ragazza, sempre più forte.

Chiude e riapre gli occhi, la lingua di fuori.

La fine.

Doveva però occultare il tutto, far capire che era stato un gioco erotico finito male.

Prende un sacchetto di plastica e lo passa intorno alla testa di Cherry.

Vedendo il volto ormai sformato e quel corpo nudo, ha un improvvisa erezione.

Strappa il perizoma annusandolo a dovere, prende un grosso coltello dalla cucina e infierisce sul corpo, ormai privato di ogni dignità.

Sangue che schizza ovunque, un mattatoio umano

Ormai sarà difficile anche identificare il corpo, lo adagia dentro la vasca da bagno e continua a sferrare colpi, il sangue ormai riempie tutto, la vasca, i suoi pensieri.

Controlla dallo spioncino che non ci sia nessuno e si allontana nel cuore della notte, appagato da tutto quello che ha fatto.

Finalmente i rumori se ne sono andati, almeno per il momento, una sensazione gradevole e nello stesso tempo paradossale, senza capire la gravità di quello che aveva fatto.

I giorni successivi continuava a ripensare a quello che era successo, spaziando con la mente, avrebbe voluto che durasse maggiormente quella strana situazione di totale dominio, avere una vita tra le mani.

Invece era stato tutto così veloce, senza nemmeno avere il tempo di immortalare quello che stava accadendo.

Le giornate erano diventate noiose, senza brividi, passate a masturbarsi nuovamente in maniera frenetica e viaggiando con la mente verso quello che aveva fatto.

La soluzione per sfuggire a questa routine, era semplicemente quella di ripetere nuovamente quello che aveva fatto, uccidere un’altra troia.

Prese nuovamente la rivista in mano, scorrendo i vari annunci: Kristen 21 anni, rossa, cerca disperatamente l’anima gemella. In cambio offre ogni tipo di prestazione.

Eccola, questa era l’ideale per proseguire nel cammino.

“Ciao Kristen, come stai?”

“molto bene grazie”

“senti, stasera sei libera?”

“certo, cosa preferisci fare?”

“tu cosa proponi?”

“io ti consiglio di venire a casa mia, dove saremo più tranquilli e ci potremo conoscere molto, molto, bene”

“quanto mi costerebbe la conoscenza?”

“150 totali, davanti, dietro e anche bocca”

“va benissimo, dove ci troviamo?”

“ti può andar bene alle nove, davanti la pineta che si affaccia sul mare?”

“si, conosco la zona, va bene”

“io accontento sempre i miei clienti. Cosa vuoi che indossi?”

“niente di troppo volgare, una gonna”

“intimo?”

“perizoma nero di raso”

“perfetto, a stasera, spero che sarai in forma, perché io sono instancabile”

“non ti potrai lamentare”.

Sicura di sé, un’altra schifosa da eliminare, giovane, convinta.

Sarebbe stata l’ennesima pronta a prendersi gioco di chi ha dei problemi.

E’ già elettrizzato, non vede l’ora di ricreare il gioco al massacro.

Eccola, la vede, annusa per aria, cercando gli odori che si ricordava dalla volta precedente.

Il silenzio della morte, l’odore del sangue, il puzzo della morte e del corpo in decomposizione.

Si avvicina lentamente, è veramente bella, ha due occhi che potrebbero far innamorare, due gambe che non finiscono più.

“Ciao, ci siamo sentiti per telefono”

“sono qua per te, ti piaccio?”

“forse la gonna è un po’ troppo corta”

“lo sai che sei il primo che si lamenta per una cosa del genere?”

“non ne dubito”

“tanto tra poco, finiremo tutti e due nudi come vermi a scopare”

“hai già il finale scritto?”

“ahahhahah, in genere finisce sempre così”

“in genere…..”.

La strada era costellata da un piccolo sentiero alberato che conduceva ad una via dal nome impronunciabile, di cui non sapeva nemmeno dell’esistenza.

Una casa isolata, dove a regnare era il silenzio più assoluto.

“Abiti qua?”

“No, io abito in pieno centro, qua porto solo i clienti”

“è tanto che fai questa vita?”

“no, solo un paio di anni”

“penso sia arrivato il momento di darti i soldi che ti spettano”

“come preferisci, come vedi ho mantenuto la parola. Perizoma nero in raso”

“sei stupenda, tieni i centocinquanta euro, e datti da fare troia! Prendimelo in bocca”

“vedo che sei particolarmente in forma”

“inghiotti e stai zitta troia”.

Inaspettatamente la furia omicida si era tramutata in bramosia sessuale.

Mentre Kristen stava inghiottendo il membro in perfetta erezione, accompagnando rapidi movimenti di lingua, il ragazzo osservava un punto fermo nella stanza, combattuto tra la nuova scoperta del sesso e i suoi violenti istinti che sembravano scomparsi.

Un fortissimo bruciore proveniente dal basso, lo riportò alla brutale realtà, osservava il suo pene ridotto ad un minuscolo moncherino, che spruzzava copiosamente sangue in faccia a Kristen.

Lei si alzò di scatto, in mano un grosso coltello.

“E così schifoso pervertito, ti diverti ad uccidere le puttane?”.

Ormai in preda al delirio, Kristen si tolse la parrucca, rivelando la sua vera identità.

“Non ti ricordi di me? Eppure ci siamo incontrati già una volta, quando hai ucciso la mia unica amica, schifoso figlio di puttana. Questo è per Cherry”.

Accecata dall’odio e dalla voglia di vendetta, continuò a colpirlo ripetute volte, finendo per soffocarlo col proprio membro.

Andò in camera da letto, prese dal cassetto la pistola che teneva per precauzione, se la infilò in bocca e fece fuoco.

L’ultimo pensiero non fu rivolto ai genitori che non l’avevano mai accettata, ma alla sua dolce metà Cherry e al desiderio di darle un ultimo bacio.

Leave a Comment

Inizia a digitare e premi Enter per effettuare una ricerca