HELP ME I’M IN HELL

HELP ME, I AM IN HELL

 

 

Le  grandi città risucchiano le speranze di tutti, compresi i poveri diavoli come me. Hollywood, è conosciuta per il cinema, per le luci sfavillanti, per i grandi viali alberati e per le feste notturne, meno per i disperati alla continua ricerca di qualcosa con cui poter andare avanti e che sono stati derubati anche della propria identità.

Ma la verità è che siamo di fronte ad un grande concentrato di etnie diverse, di illusioni infrante e di una moltitudine di solitudine riesce a penetrare dentro a chiunque.

Io lavoro di notte, porto a spasso le persone, possibilmente nel minor tempo possibile, posso garantire l’assoluta pulizia della mia macchina, guardo e osservo tutta questa serie di esseri ciondolanti, chi sul proprio telefono alla ricerca di consolazioni dalle amarezze quotidiane, oppure con lo sguardo perso fuori dal finestrino, alla ricerca di maggior tranquillità.

Odio l’umanità e i suoi abitanti, l’unica cosa che mi può regalare emozioni è l’ascoltare musica di notte durante il tragitto e uccidere le persone.

Nel corso degli anni sono riuscito a costruire una professione basata sull’omicidio.

Se vuoi disfarti di qualcuno, non hai che da espormi il tuo problema e offrirmi quello che ti chiedo: diecimila dollari in contanti.

Al resto penso io, lavoro pulitissimo senza nessun spargimento di sangue.

Tempo di realizzazione: quarantotto ore, dove studierò le mosse della vittima, e utilizzerò il mio kit di dolore: guanti neri in pelle, corda e soprattutto le mie mani.

Ogni volta che avverto il passaggio tra la vita e la morte di chi ha avuto la sfortuna di incontrarmi, mi sento invincibile, una vera e propria sensazione di superiorità.

Nel corso di questi anni, ho avuto incarichi legati perlopiù alla sfera economica, il denaro che regola e gestisce la vita delle persone, anche se qualche volta ho avuto anche l’occasione di incontrare persone tradite, desiderose di vendicarsi di un partner che pensavano di conoscere e che invece come il sottoscritto avevano scoperto che viveva nell’ombra con identità fasulla.

Io non mi lascio mai coinvolgere, una volta che accetto il caso, devo concludere e incassare i soldi.

I miei clienti preferisco sempre incontrarli in luoghi isolati, lontano da ogni curioso e il mio posto di riferimento è il Jazz club di Robert, un cazzo di francese che ancora non ho capito dove trovasse i soldi, per tirare avanti la baracca.

Il locale si trova vicino allo svincolo dell’Highway 77, e si può raggiungere solamente se hai sbagliato strada, perché è immerso nelle fitte tenebre del bosco.

Avevo dato appuntamento a Paula, esattamente alle ventuno, se avesse ritardato più di quindici minuti, non sarebbe stata una cliente affidabile.

Bastava mandare un messaggio a Robert, e puntualmente mi riservava l’ultimo tavolo in fondo alla sala.

Quella sera risuonava il disco di Miles Davis, il jazz è la musica perfetta per dare un tocco di classe anche a questi locali infimi che invece trasudano degrado e sporcizia.

I clienti abituali del club erano poveri diavoli, della musica non gliene importava niente, ma erano capitati come oscuri viandanti sulla via della perdizione, probabilmente in fuga da qualcosa molto più grande di loro.

Appena entrato notai una donna di spalle, già seduta, sicuramente era la mia cliente. Ero convinto che avesse capito che non eravamo a divertirci, ma che le sorti della sua vita, sarebbero potute cambiare.

“Buonasera, lei è la signora Paula. Ci siamo sentiti per telefono. La sua voce aveva un timbro diverso, me l’ero immaginata in un altro modo”

“e come?”

“non ha importanza, veniamo al punto della situazione”.

La donna di corporatura robusta, emanava una fortissima sensualità, ma un erotismo morboso, sporco, volgare.

Si vedeva chiaramente che curava fino allo spasimo il suo aspetto fisico, probabilmente per poter vendere la propria immagine.

La camicetta nera, riusciva a malapena a trattenere il seno ritoccato da qualche chirurgo estetico e aumentato di almeno tre misure.  Così come il viso che era più simile ad una sorta di confezione plastica, studiata a tavolino.

“Bene, lei è un tipo pratico, così come lo sono io. Le offro venticinquemila dollari in contanti per uccidere questo figlio di troia”.

Dalla foto che Paula mi fece vedere, potevo notare una specie di scherzo della natura con la faccia piena di oggetti metallici e probabilmente dalla sessualità incerta.

“Cosa le ha fatto questo idiota per guadagnarsi il suo odio?”

“Mi ha spezzato il cuore”

“per così poco?”

“si”

“mi parli di lui, dove vive? Che abitudini ha?”

“viviamo nella notte. Si esibisce ogni giorno allo Steam club, un locale di sadomaso estremo fuori città”

“che schifo”

“Non ho chiesto un parere sulla questione, le ho chiesto di ucciderlo”

“siete stati amanti?”

“si, ero innamorata di lui”

“in che senso?”

“beh, sono una trans gender. Per farle capire ho fatto una trasformazione sulla mia persona. Come può vedere ho apportato modifiche al mio corpo e sono sicura che se lo sta chiedendo, si ho ancora il pistolino, per quello sarà il processo più lungo e doloroso, però mi permette di lavorare. Noi siamo la categoria più richiesta”

“sicuramente non da me”

“avevamo una relazione. Ci siamo conosciuti al club, mi aveva promesso amore eterno, prima di mollarmi per uno schifoso performer che glielo sbatte nel culo per rivendere i filmini su internet”

“che tipo di pratiche facevate?”

“tutto quello che può far piacere al corpo. La cosa più grande che un corpo può sperimentare e intendo qualsiasi corpo, è un orgasmo. Passiamo le nostre vite strisciando verso il prossimo. Ci chiediamo sempre se siamo felici, se appariamo perfetti. Il dolore invece, se amministrato correttamente sa rendere il sesso molto più piacevole.

Per lui, il sesso era punizione, un modo per rendere il dolore straziante. Io lo baciai, lui mi incatenò e lo lasciai fare, nel momento in cui mi penetrò avevo finalmente capito che volevo diventare una donna e scopare in libertà, ma amare solamente lui”

“insomma, un gran casino”

“ solo per chi desidera una vita regolare ed ordinata. Non siamo tutti uguali”

“nessuno vuole essere uguale mi creda. Quindi comunque siamo di fronte ad un caso di gelosia? Vale la pena spendere tutti questi soldi?”

“non si preoccupi ho una buonissima rendita e con questo corpo guadagno parecchio”

“ne sono sicuro”

“quindi?”

“accetto. Saluti la checca impazzita. In quarantotto ore, non sarà più tra noi”

“l’unica cosa che voglio è che soffra, che conosca finalmente il dolore. Non sto cercando un lavoro pulito, ma desidero che venga privato di quel grosso cazzo con cui ha deciso di rovinarmi la vita”

“lo sa che io lavoro solo in estrema pulizia”

“si e so che è anche il migliore sulla piazza, come dice lei quarantotto ore e il gioco è fatto. Infatti, ho alzato anche di parecchio la sua paga. Tutto in contanti, senza nessun rischio. Adam è una persona innocua, non farebbe del male ad una mosca”

“quindi ricapitolando, devo andare in un locale di pervertiti, incontrare Adam dalla sessualità incerta, tagliargli il membro e ficcarglielo dietro?”

“esattamente. Ma se non troverà rischi nel commettere il delitto, lui potrà avere ripercussioni sulla sua psiche”

“cioè?”

“nel senso che è un perfetto manipolatore, potrebbe anche innamorarsi di lui”

“come dici tu Paula, magari sarete anche la categoria più richiesta, ma sicuramente non da me. Te lo posso assicurare”

“mi piace la tua sicurezza, tornerai comunque radicalmente cambiato da questa esperienza”

“solo economicamente cara Paula. Ci rivedremo qua tra quarantotto ore, portami la grana in contanti”.

La osservai mentre si alzava, capitalizzando l’attenzione dei pochi disperati che erano nel locale.

La cosa mi disgustava non poco, un corpo ricostruito ma che trasudava sesso, ma in mezzo alle gambe, aveva uno schifoso cazzo. E la cosa ovviamente non mi andava giù.

Come ogni giorno prima di un delitto, andavo a trovare la mia confidente, anche lei lavorava nella strada, o meglio si prostituiva lungo il Sunset Boulevard, quindi era roba per ricconi del cinema. Mi piaceva tantissimo, quando dopo aver scopato, mi raccontava degli attori che pieni di droga e alcool, non riuscivano nemmeno a fotterla e che la riempivano di soldi per non far circolare queste notizie.

Anche io le raccontavo delle mie esperienze e della vita che stava prendendo una via sempre più strana, un mondo corrotto e pervaso da una profonda infelicità e solitudine.

Lo steam club, appariva esattamente come me l’ero immaginato: un agglomerato di individui cui non riuscivi ad identificare la natura sessuale. Tutti incentrati nell’apparire nella maniera più ribelle possibile.

Odore profondo di lubrificante, maschere di pelle, latex e sesso che potevi scorgere in ogni anfratto del locale.

Mi avvicinai ad un grosso bestione con una maschera da boia medievale, chiedendo di Adam.

“Se vuoi avere quindici minuti da solo con lui nella dark room, fanno centocinquanta dollari”

“possiamo fare tutto nella stanza?”

“Adam, fa tutto quello che vuoi, basta pagare”

“ottimo, questi sono duecento dollari. Ovviamente di me non sai un cazzo adesso e non lo saprai nemmeno domani. Giusto?”

“qua nessuno conosce l’identità del prossimo. Siamo come fantasmi”

“bravo”.

Un brutale omicidio tra froci, questo sarebbe stato il risultato finale, una piccolissima indagine, il locale avrebbe chiuso i battenti e tanti soldi in tasca a me e fanculo ad Adam, dalla sessualità incerta.

Il percorso verso la dark room, fu come scendere negli anfratti dell’inferno, sempre meno luce e con un sottofondo di urla strazianti, che facevano intuire quello che stava accadendo nelle stanze accanto.

Aspettai impaziente mentre accarezzavo il rasoio con cui avrei dovuto eseguire il lavoro. Non ero assolutamente a mio agio, una profonda inquietudine mi colse, anche se mai prima di adesso, mi ero fatto degli scrupoli.

Adam entrò completamente nudo, la pelle bianchissima interamente ricoperta di tatuaggi e piercing metallici che deturpavano la bellezza del corpo, rendendolo simile ad un robot.

“Dunque finalmente Paula ha mandato l’emissario della morte per punirmi dai miei peccati?”

“come fai a sapere queste cose?”

“mi è bastato osservarti per un solo istante per capire quello che sei venuto a fare”

“se urli, renderai le cose più dolorose”

“non ti devi preoccupare, non opporrò resistenza, e poi qua dentro urlano tutti”

“l’hai fatto proprio incazzare il tuo amico?”

“è una donna, con la sua sensibilità….”.

Non lo feci terminare, il rasoio gli accarezzò la gola da parte a parte, schizzando di rosso il muro come un indefinito affresco di pop art.

Non emise nessun suono di dolore, dal suo viso trapelava un immagine come di piacere che mi infastidiva non poco.

Esegui alla lettera il lavoro che mi era stato chiesto, indossai dei guanti neri in lattice, tagliai di netto il membro e glielo inserii nel culo, già abbondantemente dilatato, per poi documentare il tutto con le fotografie.

Ripulii la scena del delitto e mi allontanai senza nessun impedimento, mescolandomi in mezzo alla folla.

Il giorno successivo mi presentai da Paula per ricevere quello che mi spettava. Le note jazz risuonavano nel locale, come a voler cercare di dare un senso di eleganza al lavoro più sporco che avessi mai fatto. A quella specie di rifiuto umano, scesero le lacrime, quando vide quello che avevo fatto, ovvero eseguire alla lettera quello che mi era stato detto di fare. Era ancora innamorata di lui, e le evitai i dettagli più raccapriccianti, ovvero che probabilmente quella smorfia di compiacimento sul suo volto, rappresentava l’estasi di un orgasmo ricercato da Adam, una vita incentrata sul dolore come ricerca del piacere.

Presi i miei soldi, la osservai per l’ultima volta, quando si alzò per andarsene e uscii fuori, confondendomi con le altre persone, come un vero fantasma.

 

Federico Tadolini

 

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