DEATH OF TEN COMMANDMENTS PARTE 1

REGIA: ALMERIGHI, PEGG, SCARFÓ, CARLI (ED ALTRI)

ATTORI: VARI

GENERE: HORROR AD EPISODI

ANNO: 2020

DISTRIBUZIONE ITALIANA: INDIPENDENTE

Questo progetto dal dissacrante titolo: “Death of ten commandments” è nato da un’idea di Davide Pesca e Francesco Longo, due registi attivi nell’underground italiano, un progetto corposo composto da 10 episodi per dieci registi diversi, dieci episodi per dieci comandamenti, il filo conduttore è un episodio-cornice diretto da Davide Pesca che con questo progetto chiude il cerchio iniziato con “Suffering bible” e “Dead butterfly“. Volete un assaggio dei nomi coinvolti? Ok: Nicola Pegg, Matteo Scarfò, Josh Eisemberg… bando alle ciance e cominciamo la recensione !

Il primo episodio di Dario Almerighi mostra le gesta di uno psicopatico che rapisce ragazze in quanto ossessionato dalle voci femminili, e dal battito del cuore ,egli è alla ricerca di una sorta di beat “adatto” per mixarlo nelle sue canzoni, l’atmosfera è da thriller torbido, lo splatter è presente ma non eccessivo, una scena d’impatto è sicuramente quella in cui il maniaco uccide la tipa piantandole in bocca il coltello (che se non sbaglio è un tipo di coltello giapponese…) un effetto semplice ma efficace dal discreto impatto visivo, buona anche la scena madre col cuore estratto in primo piano ed il battito ossessivo che rimbomba. Buona l’interpretazione degli attori coinvolti che riescono ad essere credibili, anche gli effetti sonori arricchiscono il corto e con le loro distorsioni (come nella scena della passeggiata del killer con la ragazza) aumentano la tensione dando un tocco in più alla personalità del pazzoide di turno. Un buon lavoro dalla trama semplice ma abbastanza originale. 

Il secondo episodio “Non nominare il nome di Dio invano” diretto da Nicola Pegg ( “Leggende venete“, “Desiderio di Natale“, “Shapes” ed altri)  l’atmosfera di questo corto è molto cupa, abbiamo un protagonista solitario che sembra vivere in un mondo post apocalittico semi deserto, si nota l’uso di filtri scuri per accentuare l’atmosfera notturna, inizialmente siamo appunto tentati di pensare a duna epidemia zombesca post apocalittica ma il finale ci fa pensare più ad una lettura esoterica, un corto basato tutto sulle sensazioni, privo di dialoghi, dove la paura striscia fra scenari desolati, posti abbandonati e orrendi flashback che fanno vacillare la mente del protagonista. La fotografia è molto curata, gli effetti sono semplici e tutti artigianali.

Con “Ricordati di santificare le feste di Matteo Scarfò ci propone due personaggi sopra le righe, due ladri da appartamento la cui personalità è risaltata anche dalla musica rockeggiante che accompagna il loro furto, una storia che sembra partire come una commedia nera di due scalcinati pseudo delinquenti per virare poi (grazie anche ad una fotografia che si fa più scura) verso lidi esorcistici con una scena molto d’impatto in cui in una oscura camera (con tanto di croce rovesciata) il nostro buffo rapinatore si troverà davanti un vero demone. Come ho detto le luci (con predominanza di un inquietante rosso tenue) e l’atmosfera cambiano in maniera repentina, concludendo il tutto con un grande colpo di scena.

Poi è il turno di “Onora il padre e la madre” di Diego Carli è una storia di bulimia e isolamento sociale in cui una ragazza dark cerca di riaggiustare la propria vita con un padre alcolizzato e teledipendente, atmosfera sporca e dialoghi scarni spadroneggiano, il genere sembra essere il thriller, la ragazza è perseguitata da uno strano personaggio che la osserva da lontano ogni volta che esca di casa a buttare la spazzatura (o meglio il cibo che non ha mangiato), si gioca molto sul fattore psicologico, il maniaco sembra essere una proiezione della sua malattia, un personaggio partorito dalla sua mente malata. Siamo dalle parti del thriller psicologico, del vero nemico che forse è più dentro di noi che non fuori, anche qui i filtri scuri (soprattutto nel finale ) giocano un bel ruolo, un finale che mescola realtà e finzione evitando la banalità.

 

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