REGIA: ROGER A. FRATTER
ATTORI: SAMANTHA JAMESON, MIKE HUDSON, CARLO GIRELLI
REPERIBILITÀ: BASSA
GENERE: THRILLER, THRILLER HORROR
ANNO: 2000
“Anabolyzer” è un thriller di Roger Fratter, regista bergamasco che da anni si muove nell’underground italico cercando di smuovere le acque di un un cinema di genere ridotto malissimo nel belpaese, Fratter è un regista che ha toccato talvolta generi diversi dall’horror ma tirando le somme horror e thriller sono i generi più numerosi della sua lunga filmografia. Fratter cominciò la sua corsa nell’ormai lontano ’98 con l’horror gotico “Sete da vampira” il suo è un cinema ispirato a Joe D’amato e ai vecchi B movie italiani di un’epoca d’oro ormai scomparsa, questo “Anabolyzer” porta con se alcuni elementi ricorrenti del cinema frattiano: donne sensuali, attori amatoriali e budget basso. “Anabolyzer” è un thriller provinciale ambientato nel mondo del bodybuilding dove gli steroidi e i loschi affari legati ad essi rovinano la salute (e in questo caso anche la psiche) dei palestrati che ne fanno uso, ma nella provincia si muove anche un pericoloso assassino che uccide giovani donne, scopriremo una correlazione fra la palestra e i delitti. Fratter vuole dare un’aura di provincialità al suo film e in questo ci riesce, purtroppo si risente troppo di un budget limitante difetto comune a tutte le produzioni italiane underground. Le numerose scene di nudo e rapporti sessuali in soprannumero alla fine stancano sembrando quasi dei riempitivi per allungare il brodo filmico, la sceneggiatura risulta debole e poco credibile e il fatto che l’identità dell’assassino sia rivelata praticamente subito non aiuta. Paradossalmente non sembra essere un thriller basato sulle indagini della polizia, gli ispettori infatti sono personaggi di secondo piano che non incidono affatto sulla vicenda, e sicuramente una maggiore cura di questo aspetto avrebbe sicuramente giovato al film ma Fratter però prende tutt’altra strada, i momenti vuoti fatti di
dialoghi noiosi non sono pochi e come le frequenti sequenze di nudo alla fine stancano non poco. Gli attori sono amatoriali e generalmente la recitazione è poco convincente, c’è un po’ di splatter sul finale con una discreta agonia del bodybuilder ormai preda delle sostanze tossiche che si riduce ad una sorta di pazzo macilento che gronda sangue e indubbiamente questo è uno dei pochi momenti in cui lo splatter artigianale riesce a lasciare il segno, infatti c’è anche poco sangue in “Anabolyzer” cosa strana in quanto avrebbe potuto essere un elemento di possibile salvataggio della pellicola, rifugiarsi nel sangue e in una dose massiccia di violenza artigianale, invece anche questo elemento risulta non abbastanza sviluppato. A Fratter va sicuramente l’onore di continuare imperterrito per la sua strada fatta di cinema di genere a basso costo, un cavaliere che cinepresa in mano cerca in ogni modi di resuscitare un tipo di cinema che in Italia è ormai sepolto, ma nonostante la simpatia che mi suscita questo regista “Anabolyzer” mi ha lasciato davvero poco. L’unico metro di paragone che ho con altre opere del regista è “sete da vampira” che aveva sicuramente i suoi difetti ma almeno una certa atmosfera un po’interessante ce l’aveva e faceva provare un effetto nostalgia ricordando un po’ le vecchie atmosfere anni ’70.