Marschmallows by Tadolini

MARSCHMALLOWS

A SPLATTERPUNK TALE

 

La vita per la piccola Sue, sembrava finalmente aver preso la direzione giusta dopo tante delusioni. Adottata in giovanissima età da una famiglia di ferventi credenti religiosi, aveva deciso di distaccarsi da quel mondo fatto di penitenze, timori verso qualcosa in cui lei non aveva mai creduto e tremende punizioni corporali, quando secondo gli occhi del pastore in lei si rivelavano i segnali della lascivia e della corruzione.

Era fuggita all’età di quindici anni, a bordo di un pullman, con un biglietto di sola andata verso la grande mela, alla ricerca di serenità e un lavoro che le potesse permettere di mantenersi gli studi.

Aveva giurato a Dottie, la sorellastra più piccola che un giorno sarebbe tornata a prenderla, per portarla via da quel mondo pieno di ignoranza.

Aveva trovato alloggio presso il campus universitario, dove lavorava nella mensa scolastica e poteva studiare pagando la retta e cercando di fare nuove amicizie.

Brillava nelle materie scientifiche, dove in breve tempo, riuscì a crearsi l’appellativo di “secchiona”, procurandosi le gelosie, di chi non riesce a vivere di vita propria.

Assistendo ad una partita di football tra la squadra locale contro quella dei Tampa, catturò le attenzioni di Tom, il quarterback che fece di tutto per poterla conoscere, nonostante lei sembrava non ne volesse sapere.

Quella novità, la spaventava non poco, non era mai uscita con un ragazzo, anche se sapeva che le cose che le erano state inculcate, erano tutte frutto dell’ignoranza collettiva e del clima bigotto che aleggiava attraverso il fanatismo religioso.

Dopotutto, non poteva fare quella vita così assente per sempre e in fondo sapeva che Tom le piaceva e sembrava anche una persona così educata.

Non era mai stata al cinema in vita sua, e tanti film a causa del fanatismo religioso della sua comunità non le era permesso di vederli.

Era molto curiosa di capire e provare, cosa volesse dire la magia della sala cinematografica, da quello che aveva sentito dire dalle sue coetanee, era un’esperienza che non si poteva dimenticare.

Tom, arrivò a prenderla con la sua macchina sportiva appena fuori dal dormitorio, salutandola con un timidissimo bacio di circostanza, a cui però la ragazza rifuggì non essendo abituata ai gesti d’affetto.

“Scusa, non volevo metterti a disagio”.

Scusa era un termine che non aveva mai sentito dire, e questa cosa la fece sorridere e stare meglio con se stessa, in questo nuovo contesto.

“Quindi andiamo al cinema?”

“mi farebbe molto piacere”

“sul serio è la prima volta?”

“si, purtroppo mi sono trasferita da poco e dove abitavo, non era consentito andare al cinema”

“che peccato. Senza il cinema, per me sarebbe un casino. Ne sono letteralmente innamorato”

“pensavo ti piacesse lo sport”

“beh, una cosa non esclude l’altra. Possono piacermi anche tutte e due e non nego che mi piacerebbe provare anche a fare l’attore”

“ahahhahahaha”

“perché ti sei messa a ridere? La trovi una cosa così ridicola?”

“no, scusami, non era mia intenzione offenderti”

“ti perdono, però il film stasera lo posso scegliere io?”

“va bene”

“ok, allora andiamo al drive-in, lo conosci?”

“non l’ho mai sentito”

“è appena fuori dalla città. Puoi vedere due film, pagando un solo biglietto. Ovviamente, sei mia ospite, non devi preoccuparti di niente”

“grazie, sei molto gentile”.

La macchina sportiva guidata dalla futura promessa del football, percorse la statale, sospinta dalla voglia di Tom di sbattersi la nuova ragazza del campus e percepiva l’odore di passerina ancora nuova, pronta per essere utilizzata, consumata e gettata via come spazzatura. Non sarebbero esistiti rifiuti, i giochi erano completamente nelle sue mani.

L’ingresso del drive-in, era contraddistinto da un’insegna luminosa e da un cartello indicante un severo divieto ai minori di anni diciotto, perché quella era la serata in cui venivano proiettati due filmacci a basso costo, realizzati esclusivamente per una fascia di pubblico amanti dell’eccesso e che si portavano con sé la classica ragazza, campionessa nazionale di apertura di cosce.

Sarebbe impietoso parlare di trama, perché più o meno la sostanza era sempre quella: riassumibile in: giovane biondina dalle grosse tette, completamente nuda, in fuga dallo sciroccato di turno, che scambia il coltello per il proprio membro.

Esibizione totale delle nudità esterne ed interne.

Bassissimo campionario di macelleria.

“Posso prenderti qualcosa da bere?”

“grazie, va benissimo una Pepsi”.

Guardandosi attorno, Sue conobbe una nuova umanità: motociclisti ricoperti di tatuaggi, intenti ad amoreggiare davanti a tutti con ragazze quasi del tutto nude. Parolacce, rutti, un campionario riprovevole di maleducazione a cui non apparteneva Tom.

“Tieni, ti ho preso la Pepsi e anche dei marschmallows alla fragola. Spero ti piacciano”

“Non li ho mai assaggiati”

“ capisco”.

Nel frattempo il primo intermezzo era iniziato con le classiche animazioni in stile cartoon, prima della classicissima mattanza, che dava il là all’inizio dei vetri appannati, dove ovviamente a nessuno interessava del film, ma semplicemente di accontentare le voglie del passeggero in macchina.

Tom, era già partito per lo spazio, con la mente malata, già sporcata dalle sue perversioni e dagli anabolizzanti.

Era impressa la tremenda visione di un qualsiasi food porn, quelle categorie di filmacci xxx, che solleticavano i suoi bassi istinti.

Osservava con la coda dell’occhio, Sue mentre masticava i marschmallows così dolci, da lasciarle una patina di zucchero sulle labbra. Il movimento che faceva con la lingua per pulirsi, gli procurò la prima erezione della serata, difficilissima da gestire.

Iniziò a sudare vistosamente e complici le immagini particolarmente audaci del filmaccio xxx, si tirò fuori il membro, iniziandoselo a maneggiare con estrema cura, nella speranza che la giovane Sue, manifestasse una parvenza di interesse verso il suo organo sessuale, la cui conoscenza era per lei una materia ancora sconosciuta.

Inorridita da quella situazione, letteralmente uscita fuori dai binari di come si sarebbe immaginata la serata, iniziò a piangere, singhiozzando, manifestando la sua volontà nell’andarsene.

“Scusami, non volevo mancarti di rispetto, ma a volte non riesco a controllarmi”

“portami a casa, e non dirò niente a nessuno”.

Nella mente di Tom, aleggiava il pensiero di aver buttato al vento ben venti dollari e rimanere con un pugno di mosche in mano. Anzi, pure peggio, ovvero con un rifiuto da parte di una piccola troietta senza arte, né parte, che magari si sarebbe fatta sbattere da qualcun altro.

Ottenebrato dai brutti pensieri e con un iniziale dipendenza dagli anabolizzanti, con una brusca manovra, deviò il percorso della macchina, fino ad arrivare al promontorio dell’amore, dove le coppiette andavano a scambiarsi fluidi corporei, e il semplice atto sessuale veniva scambiato per poesia, a causa della presenza di un panorama che toglieva il fiato.

La luna risplendeva alta nel cielo illuminando la città. La colonna sonora, era contraddistinta dal canto degli animali notturni e più avanti si potevano sentire i gemiti d’amore degli altri frequentatori del promontorio.

Ma in questa situazione, l’amore non era partecipe. Sue, osservava con paura il volto del ragazzo che sembrava sempre più fuori controllo. Ormai vittima consenziente dei suoi bassi istinti e soprattutto delle sue dipendenze.

Il volto era solcato da un sudore anomalo, con le mani che vibravano costantemente e che continuavano a strusciare sul membro in posizione vistosamente eretta, che in gergo militaresco era chiamato l’alzabandiera.

“Se tu avessi seguito le mie indicazioni, a quest’ora saresti già nel tuo comodo letto, a ripensare al buon vecchio Tom, che ti avrebbe fatta felice”

“non sai quello che stai dicendo. Non dirò niente a nessuno, ma portami a casa”

“tu invece dovrai dire che Tom anche questa volta ha fatto centro. Noi quarterback, siamo conosciuti per la nostra abilità fisica, ma soprattutto per la nostra virilità. Ora, però dobbiamo dare un senso alla serata, quindi ho deciso di non deflorare nessun sacro orifizio del tuo corpo, ma solamente la bocca. Semplicemente, perché parli troppo e se ti venisse in mente di andare alla polizia, non lascerò nessuna traccia di materia organica dentro di te. Scommetto, che non hai mai fatto un blow job, quindi ti dirò io come fare.

Mettiti in ginocchio, brava.. passati la lingua tra le labbra.. brava. Apri la boccuccia e ingoia!”.

Sue, si ritrovò ad ospitare dentro di sé, il membro del ragazzo, che nelle sue fantasie alterate non era altro che un marschmallows alla fragola, servito a puntino per una bimba troppo golosa di zuccheri.

Tra pianti e accenni di vomito, Sue consumò il suo primo e drammatico incontro col sesso, mentre Tom dopo quella brutale esperienza, capì finalmente che doveva correre ai ripari, chiedere aiuto e cercare di curarsi, prima che le cose potessero davvero trasformarsi in qualcosa di troppo grosso da gestire.

Per non macchiare la propria reputazione sportiva, si fece consigliare uno psichiatra fuori città, e si trasferì lontano da New York, alla ricerca della tranquillità che velocemente aveva perso.

Si iscrisse ad un campus, seguendo diligentemente i corsi di studio e scoprendo nuove attitudini artistiche non avrebbe mai pensato di avere.

La vita, sembrava prendere tutta un’altra direzione, complice l’incontro con una compagna di studi con cui iniziò a frequentarsi.

Le prime uscite al cinema, al diner, o solo per prendere un caffè per scambiare due chiacchiere.

Finalmente, per la prima volta in vita sua, riceveva i sussulti nella parte sinistra del torace, dove è collocato il cuore e non nelle parti basse. Con lei, riusciva ad essere se stesso, ad essere gentile e anche a fare l’amore senza l’esigenza del dominio.

Lei, aveva un corpo bellissimo, ma segnato da evidenti bruciature e ferite, di cui però non voleva assolutamente parlarne, figlie sicuramente di un passato burrascoso, ma che non faceva più parte del suo presente.

Era molto misteriosa, al riguardo della propria famiglia, ma per festeggiare il primo San Valentino insieme, invitò Tom a cena a casa sua.

La casa, si trovava nei pressi di Manhattan, situata nella parte più ricca della città, ovvero quelle strade tutte uguali, contraddistinte da giardini rigogliosi con costruzioni geometriche e casa dalle staccionate bianche. Dove tutti si conoscono e sono in buoni rapporti col prossimo. Dove il male, viene lasciato fuori dalla porta di casa.

Un silenzio quasi irreale dominava nel quartiere, che complice anche la scarsa illuminazione e la mancanza di segnaletica, aveva creato non pochi problemi a Tom.

Vestito, forse per la prima volta in vita sua in maniera elegante, con una bottiglia di Moet Chandon e una torta di Marschmallows al seguito, si presentò davanti alla porta d’ingresso, trattenendo il respiro, sapendo che si sarebbe giocato qualcosa di tremendamente importante e che non doveva assolutamente fallire.

La porta venne aperta da Alexa, che inaspettatamente era vestita con un lungo abito nero, che faceva risaltare ancora di più i lunghi capelli neri e le forme del viso che rasentavano la perfezione.

“Sei in perfetto orario”

“non svelare il mio trucco. Parto sempre in anticipo”

“purtroppo i miei genitori, hanno deciso di festeggiare da soli. Alla loro età, ogni occasione è buona per starsene in solitaria”

“ah, ero curioso di conoscerli”

“ci saranno altre occasioni. In ogni caso ci sono io, entra pure”.

La casa all’interno, contrastava con decisione con la cura formale e l’apparente tradizionalità della American Home di provincia. Un clima lugubre pervadeva i lunghi corridoi dell’abitazione, che anche a causa di una bassa illuminazione e di un ambiente poco riscaldato, dava quasi l’idea di un santuario.

I classici quadri erano sostituiti da bassorilievi, che se era indiscutibili la bravura dell’artista in questione, di certo non erano collocati per dare un senso di accoglienza e benessere all’ospite.

I soggetti rappresentati, non erano ben definiti, o meglio trattavano concetti astratti, ma che si poteva intuire erano riconducibili al male di vivere e realizzati da qualcuno che sicuramente aveva parecchi problemi. La collocazione di statue riproducenti immagini religiose, faceva capire una concezione di cristianità ben radicata nella famiglia. Ma tutto quell’insieme di sguardi severi, creava un qualcosa di inquietante, come se ci si dovesse mettere in guardia da qualcosa.

“Sei rimasto colpito dai quadri?li ha realizzati mia sorella più grande. È sempre stata l’artista della famiglia. Poverina, ha un animo molto sensibile, ma è incappata in persone che le hanno fatto del male, segnandola nel profondo”

“non sono un esperto, ma hanno una potenza impressionante, come se sprigionassero qualcosa di cattivo, negativo. Danno l’idea che l’artista, volesse raccontare il proprio disagio, senza parlare, ma esprimendosi attraverso l’immagine”

“infatti per parecchi anni a causa dello shock ricevuto, non ha più parlato”

“posso chiederti cosa le era successo?”

“certo, quello che i porci malati come te fanno alle donne, stupro!”.

Una fitta coltre scura si abbattè nella mente e nel corpo di Tom, che colpito da qualcosa di pesante si accasciò al suolo, ancora ignaro della situazione in cui era sprofondato.

Vidi scendere dal cielo un angelo con la chiave dell’abisso e una grande catena in mano. Egli afferrò il dragone, il serpente antico, cioè il diavolo Satana, lo legò per mille anni e lo gettò nell’abisso, che chiuse e sigillò sopra di lui.

21.1

Tom, giaceva inerme legato alla sedia. La corona di spine spremuta adeguatamente sulla testa, faceva scorrere abbondante sangue, distribuito attraverso strisce concentriche di variabile dimensione.

Svegliato dal dolore, con lo sguardo ancora annebbiato, riuscì a riconoscere Alexia davanti a sé, mentre l’altra figura sembrava più un freaks che un essere umano.

Il volto e una parte della testa erano completamente bruciati e ricoperti di uno strato di pelle raggrinzita, decorata con numerose pustole, che sembravano dovessero scoppiare da un momento all’altro.

“Ti ricordi di mia sorella?”

“sei pazza, non ti ho fatto niente”

“vediamo, se passando ad un nuovo livello di sofferenza, ti tornerà la memoria”.

Il chiodo venne posizionato sull’unghia del dito medio del piede sinistro.

Tom, non ebbe il modo di capire, che effettivamente stava passando ad un livello di dolore nettamente superiore al precedente.

La martellata spezzò di netto l’unghia sbriciolandola in diversi pezzi e andò a conficcarsi dentro la carne in profondità.

Le urla di dolore sembravano aver donato linfa vitale alla ragazza dal volto deturpato, che si fece passare il martello dalla sorella, sferrando un colpo ben deciso all’articolazione del ginocchio sinistro.

Il rumore, fece capire che anche quello era andato a buon fine, avrebbero anche potuto sciogliere i nodi, tanto non sarebbe scappato.

“Dicevo, ti ricordi di mia sorella?”

“Non la conosco”

“come no? L’hai costretta a succhiarti il cazzo. Non hai idea del male che le hai causato. Sei un porco schifoso”

“ho già pagato per le mie colpe. Guardate cosa mi avete fatto”

“ti rendi conto, invece di quello che ci hai fatto? La piccola Sue, era tornata a casa e ha raccontato tutto ai miei genitori che le hanno tagliato la lingua, perché secondo loro, la colpa era stata anche sua. Come unica colpa, aveva quella di essere bella, scatenare i bassi istinti dei malati come te. quindi le hanno anche bruciato il volto col ferro da stiro. Pure io mi sono sacrificata, venendo a letto con te, e l’istinto di tagliarti quel cazzo ciondolante non hai idea di quante volte, mi abbia solleticato la mente”.

Non giudicate per non essere giudicati. Perché secondo il giudizio col quale giudicate, sarete giudicati, e colla misura colla quale misurate, sarà rimisurato a voi.

Matteo 7,12

 

“Ho visto quello che conservi dentro al computer, quei video schifosi di gente malata che scopa mentre mangia. Abbiamo deciso di accontentarti”.

Un grosso clistere, costituito da addensanti di glucosio per dolciumi, venne introdotto all’interno dell’orifizio anale del giovane, che vomitò immediatamente il contenuto liquido mescolato anche a residui alimentari, che vennero reintrodotti nella sua bocca da Sue.

“Voglio fare un altro esperimento con te. Come sai, faccio la tirocinante in una sala di autopsie, e sono riuscita a prendere in prestito questo frullino.

Non sai quanto avrei voluto provarlo, ma nessuno mi ha mai permesso di utilizzarlo”.

La lama metallica si appoggiò intorno alla calotta cranica del ragazzo, che percepì il gelo della morte.

Non appena la macchina venne messa in funzione, il corpo di Tom iniziò a sussultare, mentre il sangue schizzava copiosamente sul volto deturpato di Sue, che continuava a godersi la scena, con un profondo sorriso.

Per la prima volta da quando venne stuprata, era tornata ad essere felice.

Leave a Comment

Inizia a digitare e premi Enter per effettuare una ricerca