L’IMMAGINE MALVAGIA: INTERVISTA CON RICCI

CASA EDITRICE: LE MEZZELANE

AUTORE: ROBERTO RICCI

GENERE: THRILLER

ANNO: 2020

Il parrucchiere del brivido torna con questo nuovo thriller dove Luigi Diamante, uno scrittore in crisi accetta l’idea del suo editore di scrivere una biografia su Demetrio Avolfi ex serial killer pentito ora detenuto in carcere. Questa idea bizzarra e redditizia sarà pagata a caro prezzo quando una misteriosa figura nera che si aggira per la città semina il panico copiando il modus operandi di Demetrio, Luigi ed il solitario ispettore Ranieri avranno un bel caso da risolvere, Diamante tornerà al successo editoriale, ma a quale prezzo?

Scopriamo tutti i segreti del nuovo romanzo di Roberto Ricci parlando direttamente con lui !

Dott.trash: Ciao Roberto, parlaci del tuo nuovo libro, com’è nata l’idea di “L’immagine malvagia”?

Roberto Ricci: L’idea dell’Immagine Malvagia è nata come tutte le altre. Dall’ispirazione del momento. Da un’intuizione. L’unica cosa che avevo ben chiara, era che il protagonista principale fosse uno scrittore. Dopo aver dedicato il romanzo precedente (L’acconciatura Sbagliata) ai parrucchieri, volevo omaggiare il mio alter ego scrittore.

Dott.trash: Nel primo capitolo si parla del blocco dello scrittore, un bel problema, cosa consigli agli autori che si trovano in questa brutta situazione?

Roberto Ricci: L’unico consiglio che posso dare è quello di prendersi una pausa. Anche a me è capitato di non avere idee. Stare ore davanti al computer in attesa di un’idea è inutile. Fare altro e pensare ad altro. Prima o poi l’intuizione giusta arriva.

Dott.trash: Una frase del personaggio Luigi mi ha molto colpito: “… scrivo per il piacere di scrivere” è anche il tuo motto?

Roberto Ricci: Sì. Decisamente. Scrivo esclusivamente per il piacere di scrivere. Poi, se arrivo anche ad avere dei lettori ne sono ovviamente felice. Però, scrivo principalmente per me stesso. Serve a scaricare tutte le ansie e lo stress che ho dentro. Come quello che per farlo va in palestra. Io scrivo.

Dott.trash: Nel tuo romanzo uno scrittore in crisi viene consigliato dal suo editore di arricchire la sua opera con le vere memorie di un assassino, questo fatto nella realtà sarebbe un caso editoriale estremo, pensi che l’editoria di oggi sia in cerca di sensazionalismi?

Roberto Ricci: Non solo l’editoria. Anche la tv. C’è una grande caccia al sensazionalismo. Qualunque cosa purché faccia notizia e faccia parlare.

Dott.trash: “L’immagine…” sembra un po’ diverso da altri tuoi scritti, c’è una componente quasi soprannaturale, una misteriosa figura che sembra quasi non umana che semina morte, lo definiresti un giallo con sfumature horror?

Roberto Ricci: Beh sì. È un giallo thriller e sicuramente ha sfumature horror. Soprattutto riguardo gli omicidi. che sono particolarmente efferati.

Dott.trash: Nei tuoi romanzi metti spesso riferimenti al tuo lavoro di parrucchiere, inserisci questi riferimenti come fosse una tua “firma”?

Roberto Ricci: Non è proprio per lasciare una firma. A volte mi viene spontaneo. Diciamo che è un caso. Ho scritto anche storie dove non appariva nessun riferimento alla mia professione principale.

Dott.trash: Nel tuo nuovo romanzo ci sono molti personaggi molto diversi fra loro e spesso di caratteri contrastanti, un esempio è il capitolo dove l’assassino si reca in libreria alla presentazione qui insieme al lui troviamo il protagonista, e due fratelli molto diversi: uno timido ed acculturato l’altro un po’ rozzo e con simpatie di estrema destra, ti piace giocare con i contrasti?

Roberto Ricci: Sì. Amo molto giocare con i contrasti. Con gli opposti. Soprattutto nella creazione dei personaggi. Mi piace che siano molto diversi uno dall’altro e spesso anche sopra le righe.

Dott.trash: Il tuo assassino che uccide persone con handicap è un po’ una metafora della nostra società sempre meno sensibile verso chi è “diverso”?

Roberto Ricci: Quando l’ho scritto, non avevo affatto pensato a una metafora della nostra attuale società, razzista e omofoba. Dei passi indietro che tristemente abbiamo fatto. Però rileggendolo è vero. Tra le righe, ci può stare in parte anche questa interpretazione.

Dott.trash: È significativo che nel tuo romanzo una svolta alle indagini la dia un anziano paralitico che ha vissuto una bella storia con il suo compagno di vita, un ragazzo buono e generoso, sono personaggi molto positivi, è una sorta di “Karma?” i deboli che sono uccisi si rivelano utili anche alla cattura?

Roberto Ricci: Sai, io sono sempre stato dalla parte dei più deboli. Dei perdenti. Forse, perché per lungo tempo mi ci sono sentito. Non sono mai stato bravo a “vendermi” e ho sempre avuta poca autostima verso me stesso. Diciamo che la sto recuperando in questi ultimi anni. Inoltre, ho sempre detestato chi è abituato a salire sopra il carro del vincitore, per poi scendere al volo appena il vento gira a sfavore. Quindi sì, c’è una forma di rivalsa nei confronti dei più deboli. Riguardo il rapporto del ragazzo con l’anziano, è stata un’idea che mi è venuta in fase di scrittura. Mi piaceva questa immagine di amore puro e disinteressato.

Dott.trash: La figura dell’ispettore Ranieri l’ho trovata simile a quella di certi ispettori che troviamo nei film americani, tipi un po’ solitari ed in lotta col mondo intero, ti sei ispirato al cinema americano per strutturare questo tipo di personaggio?

Roberto Ricci: Decisamente no. O perlomeno non mi ci sono minimamente ispirato. Al contrario. Le mie radici cinematografiche sono tutte Italiane e legate agli spaghetti thriller degli anni 70. Quei gialli fantastici che tutto il mondo ci ha invidiato e copiato. Se l’ispettore ha delle Americanizzazioni è solo un caso.

 

Dott trash: Ringrazio Ricci per la bella intervista!

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