CHEERLEADER MASSACRE ! BY TADOLINI

CHEERLEADER MASSACRE!

Sono disgustose, strabordano fuori dai vestiti, sballonzano su e giù, vengono esibite e mostrate come simbolo della lussuria e del degrado morale, vengono toccate con avidità, usate come volgarissima merce di scambio.

Ho sempre avuto un pessimo rapporto con loro, fin da quando sono nato, mi disgustava già il fatto di dovermi attaccare a quei grossi seni pieni di latte, per nutrirmi.

Un giorno, spinto dalla curiosità, ne addentai una provocando l’ira di mia madre e una fuoriuscita di sangue, di cui sono dipendente, o meglio non del sangue, ma proprio della voracità nell’addentare e strappare la pelle delle tette.

E’ una cosa più forte di me, non ne posso proprio fare a meno.

Inizialmente ho provato a frenare questa mia malattia, però ogni volta che intravedevo una tetta anche in maniera fortuita, non riuscivo proprio a controllarmi.

L’altra mia ossessione erano le cheerleader, mi facevano proprio ribollire il sangue, e facevano proprio al caso mio.

Fisico longilineo, seno piccolo, anche a causa di determinate acrobazie che altrimenti non sarebbero riuscite a fare, con quell’eccesso di carne in esubero.

Ogni tanto, riuscivo ad uscire con alcune di loro, conquistare la loro fiducia, scoparmele riuscendo a soddisfare i miei desideri, ucciderle e conservare i loro corpi in una cella frigorifera che avevo costruito nella mia cantina.

Anche la più riservata, nascondeva un’anima votata al peccato e alla lussuria, bastava solamente trovare la chiave utile per l’accesso.

Dopo essere appagato dalla situazione, partivo per trovare un nuovo trofeo da sbattermi a dovere.

Mary, l’ex reginetta da poco trasferitasi in un affermato college, fu quella che mi sorprese maggiormente.

Era figlia di un pastore protestante e alternava la sua immagine da brava ragazza a frequenti scopate che facevamo sull’altopiano degli innamorati, a due isolati dal drive-in.

Una vera assatanata, vogliosa di esplorare le gioie del sesso in ogni orifizio del proprio corpo, e bramosa di nuove esperienze votate sempre alla corruzione della carne e al raggiungimento dell’orgasmo.

Niente era precluso, io mi divertivo a sperimentare, ma la cosa più bella era quando me la scopavo direttamente con la sua divisa d’ordinanza.

La facevo ballare, esibirsi per poi farla piegare e dominarla alla doggy style.

Ora avvertivo il desiderio di un’altra avventura e quindi mi spostavo a bordo della mia Cadillac nei paesi vicini, ad assistere a qualche esibizione, puntare la preda, conoscerla, scoparmela, ucciderla.

Mi sentivo una sorta di Ted Bundy, perché anche io in fondo ne uccidevo l’anima, oltre che il corpo.

Campo sportivo del college di Tulpa.

Mentre la cadillac rosso ciliegia veniva parcheggiata, e le melodie intrise di lirismo intimista di Elvis, si stavano spegnendo, sul terreno si stava consumando un piccolo dramma sportivo.

Cherry, avrebbe voluto essere una cheerleader, era il sogno della sua vita fin da piccolina.

Amava esibirsi in lunghi balli coreografici, però durante l’adolescenza dovette fare i conti con un grosso problema: i suoi seni.

Già nella pubertà, si potevano notare un’anomalia al riguardo, o meglio una crescita precoce.

La cosa contrastava nettamente con le forme sinuose delle sue colleghe e dall’altro lato, invece attiravano ulteriormente i maschietti, alla ricerca di qualcosa in più rispetto alle classiche forme atletiche delle cheerleader tradizionali.

Lunghi capelli neri, gambe chilometriche, un volto che sembrava quello di un attrice, però tutto questo, purtroppo non bastava mai.

Ora, dopo diversi traslochi, nel seguire il proprio sogno, era arrivato il momento di questo provino nella cittadina americana.

La divisa d’ordinanza, rigorosamente nera era indosso in tendenza col colore dei suoi capelli.

La voglia di spaccare era tanta, così come la paura di non farcela, ma non c’era più tempo per pensare, ora era arrivato il suo momento.

Venti minuti di esercizi, con il coach che prendeva nota e col predatore sugli spalti, pronto ad osservare, studiare, capire quale poteva essere la sua preda.

Come in una precisa alchimia, Cherry, quando uscì dal terreno, lo vide appoggiato alla balaustra.

Capelli neri ingellati, lunghe basette, cappotto collegiale anni cinquanta.

Già, sembrava uscito direttamente dagli anni in cui l’America era conosciuta per i suoi diner e drive-in.

Le sorrise d’istinto, perché gli infondeva simpatia, perché il lupo quasi sempre arriva con le sembianze di agnello.

Il coach non diceva niente in merito alle esibizioni, si limitava nel pronunciare il nome della candidata, a far eseguire gli esercizi, a prendere nota sul suo taccuino.

I risultati sarebbero stati rivelati la sera stessa, durante il classico party di fine anno, un espediente per far riavvicinare i giovani a quelle feste tipicamente americane, ormai cadute in disuso.

Quando il predatore ha fiutato la preda, inizia il suo conto alla rovescia, ovvero trovare un modo per conoscerla, studiare la sua persona e colpirla nel punto e nel modo giusto.

E quello era uno dei momenti che Bundy preferiva, entrare dentro le persone, manipolarle mentalmente, corromperle.

Un gioco mentale, strettamente necessario per infondere sicurezza, cercare di non scoprire subito le carte, rivelare la sua identità malata, il più tardi possibile.

Sapeva perfettamente che avrebbe avuto la sua occasione, bastava aspettare e farsi trovare pronto nel posto giusto, al momento giusto.

La legge della fisica, o meglio la legge delle probabilità, per cui ogni essere umano ha un suo preciso punto debole.

Bundy, tornò a casa, si spogliò completamente nudo, scese in cantina e iniziò a sfregare il proprio membro contro un cadavere, come in un vero e proprio rituale, raggiunse l’orgasmo e poi si mise sotto la doccia.

Togliersi di dosso i ricordi, profumarsi di nuove e interessanti avventure, ripartire all’attacco. Si vestì da collegiale, col solito cappotto e le scarpe in stile mocassino anni cinquanta.

Entrare in una festa collegiale, anche senza essere invitato, era un gioco da ragazzi, bastava mescolarsi in un gruppetto e non fissare mai negli occhi gli addetti alla sicurezza. Funzionava sempre.

L’atmosfera era particolarmente festosa, musica anni cinquanta sparata a tutto volume, studenti chiassosi, luci colorate e alcool a volontà.

Il palco era addobbato con i colori della squadra locale di football.

Le pretendenti al ruolo di cheerleader, erano già sul palco, rigorosamente vestite col loro costume d’ordinanza.

Ed eccola là, seduta in disparte, il predatore chiuse gli occhi, cercando di assaporare una ventata di freschezza in mezzo a quel marciume.

Carne morta, che presto sarebbe diventata cibo per vermi, erano già tutti morti e non sapevano di esserlo.

Chi si frantumerà con la macchina sportiva del padre, chi si ucciderà perché capirà che nella vita non ha combinato niente, chi si dedicherà all’alcool dopo che la moglie l’avrà tradito col vicino di casa.

Spezzando quel momento di pura estasi, il preside uscì fuori spalancando il sipario.

Un tipo pieno di luoghi comuni: giacca e cravatta, pantaloni eleganti e ben stirati.

La faccia da brava persona, senza scheletri nell’armadio, una vita dedicata alla famiglia, però caro signor preside a me non mi freghi, ora ti starai chiedendo cosa indossano sotto quelle gonnelline striminzite, quanto pagheresti per fottertene almeno due?.

Riusciresti a giocarti la reputazione? Ti sei mai spinto troppo in là o sei sempre stato una pecora nel gregge?.

Probabilmente non l’hai ancora fatto, non ti sei ancora liberato da quella patina di insulsa teatralità, che ti vuole un autentico figlio di Sam modello, padre di famiglia e devoto ad una divinità che nemmeno sei sicuro che esista.

Oltrepassa il tuo steccato di ipocrisia, e ti si spalancherà un altro mondo.

E come da tradizione, anche quest’anno siamo qua anche per eleggere la nostra cheerleader che ci rappresenterà alla prossima finale di football. Ringrazio tutte le concorrenti, ma la vincitrice è Betty Reynolds”.

Si alza la numero quattro, il mio sguardo si posa direttamente sulla mia preda, riesco a cogliere lo sconforto, la delusione di non avercela fatta.

Trattiene a stento le lacrime, sospira, si alza andando a congratularsi con la vincitrice.

Non ce la fa, esce.

Sono sicuro che non fuggirà via, sarebbe troppo eclatante, un ulteriore sconfitta, si mescolerà in mezzo alla folla, cercando di farsi vedere da qualcuno e poi se ne andrà.

Ho dieci minuti scarsi, per tentare un approccio.

Mi aggiro intorno a quell’ammasso di carne morta, musica di merda che mi entra nella testa, percuotendomi la materia cerebrale.

Eccola, sta bevendo al bancone del bar, da sola, il sapore amaro dopo la sconfitta.

Possibile una birra?”

che tipo vuoi?”

quella che beve la signorina….”

okay”

ciao, è una vera vergogna che non sei stata tu a vincere”

beh, dopotutto è solo un gioco”

non mentire a te stessa”

come?”

si vede chiaramente che ci tenevi parecchio”

altrimenti non avrei provato”

anche ieri vi avevo osservate durante le prove, eri la migliore”

ma eri in giuria?”

No, però mia nipote vorrebbe diventare una cheerleader. Io sto studiando per diventare un coach, interesse personale”

perché non la sconsigli? Si possono fare tante altre cose costruttive, piuttosto che rovinarsi l’esistenza”

i sogni vanno coltivati, non repressi. Non sono nessuno per imporre agli altri cosa inseguire o meno”

è vero anche questo”

ci riproverai?”

al momento devo assorbire questo nuovo colpo”

capisco. Posso lasciarti il mio biglietto da visita?”

come preferisci”

in ogni caso ci rivedremo”

chissà, può darsi”.

Come da previsioni, il telefono non suonò mai, ma ormai la sfida era iniziata, il primo livello superato, ora bisognava conquistare la fiducia.

Quindi iniziò a frequentare il campo da gioco, dove si esibivano ed allenavano le cheerleader..

Erano comunque infatuazioni passeggere, rapidi e violenti atti masturbatori votati alla ricerca di qualcosa di più concreto.

Indagando a fondo sulle ossessioni del genere umano, Bundy sapeva che bisognava solo aspettare il grande giorno in cui la giovane si fosse voluta rimettere in gioco con se stessa.

E infatti eccola, intenta a riassaporare il terreno di gioco, in disparte dalle altre cheerleader.

In lei c’era qualcosa di selvaggio, di particolare.

Gli sguardi si incrociarono, il suo sorriso fece capire che ormai aveva la strada spianata.

Vedo con piacere che finalmente hai ripreso ad allenarti”

sono un ottima incassatrice. Assorbo i colpi e riparto”

questa è la mentalità vincente, sono sicuro che prima o poi riuscirai ad ottenere quello per cui stai lottando”.

Fare perno sulle debolezze altrui, come ogni predatore che si rispetti, anche Mr. Bundy sapeva che quella era la sua carta vincente.

Le lacrime vennero trattenute a stento, con un sorriso che prima di allora non sarebbe stato sicura di riuscire a fare, abbracciò il suo futuro carnefice.

Grazie, non so nemmeno come ti chiami, però hai detto una cosa importantissima. Nessuno mi ha mai dato fiducia nella mia vita, nemmeno i miei genitori”

a volte lungo il nostro percorso, bisogna scavare nel profondo prima di incontrare le persone giuste”

comunque io sono Cherry”

io mi chiamo Ted”

spero di rivederti presto, sei una brava persona”.

Ora è il momento…….

Perché non andiamo al drive-in, mangiamo qualcosa insieme e ci guardiamo un film?”

quando vuoi, molto volentieri”

domani sera, danno una rassegna di cortometraggi. Evisceral plague e Scary pig”

cosa sono?”

film stupidi, ragazze sceme in fuga da killer mascherati. Però sono divertenti e poi possiamo parlare, sei una persona interessante”

accetto volentieri”.

Non era un invito che Cherry aveva sottovalutato, quasi mai era riuscita a confidarsi con qualcuno che conosceva poco.

Era una ragazza riservata, quasi per paura che qualcuno potesse ferire i suoi sentimenti, i suoi sogni perché più passava il tempo, più aumentavano le delusioni e diminuivano le sue certezze.

Avrebbe voluto diventare la cheerleader numero uno, incantare la folla e farsi desiderare da tutti.

Però le cose non stavano andando in quella maniera e lei si rendeva conto che probabilmente sarebbe dovuta tornare a casa dai genitori e lavorare nell’emporio del padre, dove sicuramente avrebbe attirato la clientela per le sue grosse tette.

Ted aveva superato anche questa prova, prima di lui chiunque ci aveva posato gli occhi sopra, eppure lui era riuscito a parlarle guardandola negli occhi.

La ragazza aveva impiegato quasi un’ora per prepararsi a quell’uscita. Si era vestita in maniera molto femminile, ma non troppo provocante: un vestitino leggero, estivo con la gonna sopra i ginocchi e una scollatura che faceva intuire del gran potenziale, senza però svelare troppo.

Un paio di scarpe all stars, per dare comunque l’idea che lei era una persona sportiva e non la classica collegiale.

Le note di Blue shade di Elvis Presley risuonarono nel quartiere come a voler annunciare l’arrivo di Ted.

Cherry scese velocemente le scale, facendo cenno di abbassare la musica.

Vuoi svegliare tutto il quartiere?”

scusami, ma la musica la voglio vivere sempre al massimo potenziale. In più quando c’è il re che canta vado in totale estasi”

capisco, però è un quartiere tranquillo, e tante persone anziane vanno a letto presto”

scusami, mi farò perdonare “.

Arrivati al drive- in, un insieme di macchine parcheggiate e un odore di pop corn che si espandeva nell’aria faceva capire ai giovani che il pubblico era quello delle grandi occasioni.

Vado al bar, cosa ti posso portare?”

una pepsi”

e da mangiare?”

Io sono a posto”

prendo dei pop corn large, così se cambi idea, ce ne sono anche per te. Regolari o col caramello?”

classici”

bene”.

Cherry, si sentiva al sicuro, non immaginava che ormai era in trappola, una volta conquistata la fiducia, sarebbe stato tutto in discesa, fino a farle fare tutto quello che avrebbe voluto lui.

Bundy, rientrò in macchina, ormai sicuro di se stesso, il film stava per essere proiettato, un tizio con la maschera da clown brandiva una motosega, un ragazzo fuggiva, per poi essere smembrato.

Cherry non era abituata a quelle immagini così forti, avrebbe dovuto essere una serata piacevole, di svago, ma il pensiero a quell’ennesima atroce, delusione, era sempre presente.

Era dura da ammettere, ma sentiva il bisogno di un po’ di calore umano, senza troppe complicazioni.

E mentre sullo schermo, la final girl veniva uccisa a colpi d’accetta dal tizio con la maschera da maiale, gli sguardi si incrociarono e le bocche si unirono in un bacio appassionato.

Ce ne andiamo piccola?”

si, basta che non ci veda nessuno. Ho voglia di fare l’amore”

ottimo, conosco la zona del laghetto, poco distante da qua”.

La notte era molto calda, e intorno non c’era un’anima.

Cherry venne adagiata sul cofano della macchina sportiva, le gambe vennero spalancate, senza nessun ostacolo e Bundy iniziò con qualche preliminare.

L’atmosfera col laghetto e il suono degli animali notturni contrastava con la presenza dei due giovani, alla ricerca del semplice sesso occasionale, dopotutto lei non si ricordava nemmeno come si chiamasse quel tizio, aveva solo bisogno di sentirsi accettata e desiderata.

Bundy iniziò a baciarla sul collo, mentre le mani le accarezzavano le cosce, per entrare dentro quelle mutandine così ridotte, un vezzo che la piccola Cherry amava perché sapeva di avere un culo da dieci e lode.

Stranamente, però ancora non le aveva toccato le tette, la cosa più desiderabile che aveva.

Quindi commise l’errore più grossolano che potesse fare, gli prese la mano sinistra e se la portò verso il seno.

Bundy si ritrasse immediatamente, come se lei gli avesse confessato di avere un grosso pistolino dentro il bikini pronto a cacciarglielo nel culo.

Anche lei era come le altre, una sporca cagna da montare e poi fare a pezzi, ma non prima di essersela chiavata a sangue.

A modo mio!”.

Il suo sguardo era profondamente cambiato, un oscuro ghigno pieno di rabbia e violenza incontrollata.

Prese per un braccio Cherry, facendola piegare, appoggiandola con la faccia sul cofano della macchina.

Le alzò la gonna. Di fronte a quel culo perfetto, ebbe una forte erezione, quindi le schiaffeggiò le chiappe, strappandole di netto il bikini nero.

Voleva sentire l’odore della sua passerina, ma sentì solo un forte odore di piscio, perché la ragazza si era spaventata di fronte a quel ragazzo che sembrava essere diventato improvvisamente un’altra persona.

Così non mi piace, smettila per favore”.

Cherry non sentì nessuna risposta, ma solo un violento missile terra- aria che entrava di prepotenza in mezzo alle chiappe, per la precisione nell’unico orifizio ancora inviolato del suo corpo, visto che il primo pompino lo fece a quattordici anni al luna park e il primo cazzo dentro la sua figa lo accolse all’età di quindici.

Fu come un sussulto, un corpo estraneo che si incuneava sempre più in profondità, spingendolo in sincrono con gli schiaffi che menava su quelle belle chiappe.

La gira ancora, la vuole penetrare anche davanti, ma ormai è un peso morto e i grossi seni escono fuori da quel leggero vestitino.

Bundy non riesce a trattenere il vomito, quelle gigantesche protuberanze lo schifano, quindi la ragazza ne approfitta per fuggire via dal suo boogey man.

Inizia a correre nel bosco, cespugli e rami le graffiano le spalle nude e il volto come per spregio alla sua bellezza.

Il maniaco la insegue, ad un tratto sembra sparire, avvolto dalla notte e dalle tenebre.

In alto la luna sembra assistere allo spettacolo specchiandosi nelle acque placide del laghetto.

Cherry sospira di sollievo, il petto palpita, i seni sembrano voler schizzare nuovamente fuori, dopo ogni sospiro affannoso.

Solo un attimo, la mano sinistra l’afferra, le chiude la bocca immobilizzandola.

Cherry urla, ma un suono strozzato che sembra un mugolio indistinto di qualche animale notturno che vive nel bosco.

La lama del coltello brilla al cospetto della luna, si inserisce nella gola della giovane sporcandola di sangue e mescolando il rumore sordo iniziale ad uno più corposo, quando incontra lungo il suo percorso la carne.

Tutto in profondità a lacerare quello che incontra lungo il suo percorso.

Il sangue schizza copiosamente addosso a Bundy, mentre Cherry ormai è un corpo nudo, ricoperto di rosso scarlatto.

La lama scende giù affondando e recidendo quelle grosse tette, simbolo della corruzione.

Ormai è un corpo senza identità, violato e oltraggiato, ma il predatore ha un ultimo sussulto: si tira fuori il cazzo e si masturba davanti a quel brandello di carne morta.

Lo sperma si confonde insieme al sangue, anche se finito l’atto, continua a sentirsi sempre più solo e Cherry non diventerà mai una vera cheerleader.

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