REGIA: JORDAN PEELE
ATTORI: DANIEL KALUUYA, ZAILAND ADAMS,BRADLEY WHITFORD,ALLISON WILLIAMS
REPERIBILITÀ: ALTA
GENERE: THRILLER-HORROR
ANNO: 2017
DISTRIBUZIONE ITALIANA: UNIVERSAL PICTURES
MOMENTI CLOU: 1) L’INCIDENTE IN AUTO 2) IL DIALOGO COL TAGLIALEGNA 3) L’IPNOSI
4) LA SCENA DEL CRANIO SCOPERCHIATO COL BISTURI
Non sono molti gli horror che affrontano il tema del razzismo in maniera intelligente ed originale come questo “Get out” del 2017 che si rivela una vera sorpresa, questo film segna l’esordio alla regia dell’attore afro americano Jordan Peele, ed è a mio parere un esordio brillante. Come protagonista troviamo un convincente Daniel Kaaluya, (Kick ass 2, Sicario) affiancato da Allison Williams attrice più o meno alle prime armi, apparsa in diverse web series, che comunque qui dimostra di essere abbastanza convincente per il ruolo “double face” della fidanzata di Chris. La vicenda vede una coppia mista (Rose e Chris)che durante un weekend va a trovare i genitori di lei, ma Chris (il protagonista) si rende conto che la famiglia è composta da razzisti (in particolare il fratello di Rose che provoca Chris con battute di cattivo gusto) dalle strane abitudini.
Cosa ancora più strana è il comportamento della servitù di colore di cui la famiglia si serve, composta da un giardiniere ed una cameriera molto inquietanti, due personaggi in bilico fra pazzia e lobotomia. Dopo una seduta ipnotica con la signora Missy comincerà per Chris un incubo senza fine, dove dovrà lottare per tenersi stretta la sua mente e il suo corpo. La regia è molto convincente, e gli attori danno il meglio in questa vicenda thriller-horror che fà dell’originalità e della tensione i sui punti di forza, impossibile non identificarsi con Chris che si trova solo contro tutti, una situazione in cui non può fare affidamento neppure sui “fratelli neri” che anzi lo scansano preferendo la compagnia degli ambigui bianchi. Il regista riesce a creare un film che anche se non mette in mostra molto splatter (fatta eccezione della scena in cui un cranio viene scoperchiato) riesce a tenere incollato lo spettatore grazie ad una suspance continua e palpabile, un senso di pericolo costante che non ci abbandona per tutto il film.
La sequenza dell’ipnosi è molto interessante, perchè è da lì che entriamo nel vivo della vicenda, grazie ad una geniale inquadratura in soggettiva a frame ridotto che ci mostra l’allontanarsi della psicologa e Chris che annaspa nell’abisso del suo inconscio, una scena ottima che coinvolge lo spettatore il quale si sente anch’egli risucchiare nel nulla. Il film propone una sorta di metafora moderna della schiavitù, che ormai ha superato rugginose catene e frustate sudiste sostituendole con vincoli forse ancora più malvagi come l’annientamento mentale e la de-personalizzazione. I personaggi sono ben caratterizzati: passiamo dal becero e violento razzista di Jeremy alla psichiatra falsa e perversa, arrivando poi al padre di Rose, una sorta di intellettuale xenofobo, arrivando poi al capolinea con il critico d’arte cieco che non è neppure propriamente razzista, ma si rivela solo un’insensibile calcolatore.
Get out in sostanza è un thriller che sfocia nell’horror, la prima parte appartiene al primo genere mentre negli ultimi 20 minuti (circa…) la violenza e il ritmo (e anche un po’ lo splatter…) si fanno più marcati facendo virare l’opera sull’horror. Geniale la trovata del “Bingo” che è in realtà una vera e propria asta dove viscidi invitati cercano di aggiudicarsi Chris inconsapevole di tutto ciò, la cui unica ancora di salvezza sembra essere l’amico poliziotto, personaggio piuttosto ironico protagonista di un interessante siparietto comico: la denuncia di scomparsa di Chris dove altri “fratelli neri” ridono della sua teoria sui misteriosi bianchi che “usano” gli afro americani per misteriosi scopi, una sequenza gradevole che stempera un po’ la tensione. Un film originale da vedere assolutamente.