THE LAMBERT TAPES+INTERVISTA CON ANDREA MACCARRI

REGIA: ANDREA MACCARRI

ATTORI: ERIKA FAVA, ANDREA MACCARRI, GIOVANNI CIVITATE

REPERIBILITÀ: SI TROVA SU YOU TUBE 

GENERE: HORROR-THRILLER-MOCKUMENTARY

ANNO: 2017

DISTRIBUZIONE ITALIANA: INDIPENDENTE

 

Questo corto di Andrea Maccarri è un’opera dal sapore mockumentary estremamente cupa e molto interessante, non sono molti in Italia ad essersi cimentati in questo particolare genere, quindi questo piccolo gioiello risulta essere piuttosto audace in questo senso. La trama vede un gruppo di reporter in cerca di scoop, addentrarsi in una tetra casa (precisamente nei sotterranei) a Mildville, dove molti anni fa (anni ’60) avvennero gravi fatti di sangue: una madre evidentemente disturbata psicologicamente, teneva incatenato suo figlio deforme nei sotterranei, ma la furia del mostro non tardò a manifestarsi. I primi momenti del film sono resi in bianco e nero, sostituito in seguito da colori piuttosto scuri quando, spostandoci nel tempo, ci troviamo nel 1983.

La regia in stile documentaristico si muove nella tetra cantina dai muri scrostati e fatiscenti, indugiando su dettagli inquietanti, come il bambolotto sporco ed abbandonato ed altri oggetti malmessi, un film che punta molto sull’atmosfera, trasmettendo anche un certo senso di claustrofobia derivante dall’ambiente chiuso e sotterraneo dove si muovono i protagonisti. Gli effetti sono fatti artigianalmente ma fanno il loro dovere, come la buona resa del volto deforme del figlio mostruoso, interessante anche il gioco di luci che colpisce il volto della madre, contrastando con i colori scuri di quello del figlio.

Quando comincia la parte più mockumentary con l’arrivo dei reporter alla casa, entra in scena un realismo notevole, se non sapessi che si tratta di un film, avrei sicuramente pensato che il reportage fosse autentico. La tensione è ben presente e sostanziata dall’oscura presenza di Richard (il figlio) che aleggia attorno ai giornalisti, e che alla fine scatenerà tutta la sua furia di sangue, sottolineata da un montaggio che si fà sempre più serrato nei minuti finali, a sottolineare il vortice di morte sotto i nostri occhi. Un lavoro molto buono di un regista capace che si addentra in territori inusuali per la media dei corti italiani, da vedere.

Adesso cari amici vi propongo una bella intervista col regista:

1) Dott.trash: Parlaci un po’di te come regista, quando hai cominciato la tua storia nel mondo del cinema?

Andrea Maccarri: Sono un appassionato di horror e film di genere, scrivere e adattare una storia a personaggi in carne ed ossa è sempre stato il mio sogno, pur con la consapevolezza di non essere un “addetto ai lavori”.Mi sono avvicinato alla regia da autodidatta  abbastanza tardi il mio esordio risale al 2012 con il cortometraggio LA FINE un esperimento intimistico di poco più  4 minuti dove si assiste al ritorno di un uomo, un cantastorie nella propia  terra di origine intento ad esibirsi con la sua ultima ballata  prima della fine del mondo.

Una storia semplice  lineare ed anche un po’ biografica del personaggio interpretato da Massimo Grazini vero e proprio cantastorie giramondo….A livello di fotografia mi sono ispirato allo spaghetti western degli anni 70.

Nel 2015 arriva il primo horror in stile mockumentary IL CASO DELLA BELVA DEL PLENILUNIO dove viene inscenata l’intervista a Massimo Granero figlio di Mario Granero un pluriomicida che negli anni  70 sconvolse con una serie di efferati omicidi la cittadina laziale di Tuscania. Si parla di licantropia ma soprattutto di una società sporca, malsana in grado di voltare le spalle a persone in serie difficoltà.

2) Dott.trash:  Mildville sembra essere un Mockumentary molto cupo, come mai la scelta di addentrarti in questo particolare genere? In italia non sono molti i film di questo filone…

Andrea Maccarri: Il mockumentary sin dai tempi di Cannibal holocaust è un sottogenere che mi ha sempre attirato confondere  realtà e finzione l’ho trovato sempre geniale ,anche se molti non gradiscono troppo questa tecnica perché considerata  soprattutto nel circuito indie troppo abusata per fini commerciali a monte di sforzi produttivi esigui.

3) Dott.trash: Mildville…” vuole anche essere un po’ una critica nei confronti dei reporter a caccia di scoop che speculano su fatti di cronaca nera? 

Andrea Maccarri: Il progetto Mildville nasce dalla fusione di due script precedentemente scritti ma mai realizzati, non è una vera e propria  denuncia al mondo del giornalismo o dei media in generale anche se potrebbe far ricondurre a questo, in realtà il suo scopo è quello d’intrattenere  con toni cupi, lugubri e malsani lo spettatore poi è chiaro che a emergere in negativo c’e sempre la natura umana evidenziata  sia dai due giornalisti protagonisti della vicenda che dal folle carnefice antagonista.

4) Dott.trash: Ho notato che nella parte finale il montaggio si fà più serrato, volevate sottolineare un crescendo di terrore?

Andrea Maccarri: Inizia un po’ in sordina per poi aumentare “i giri” nella fase centrale fino all’epilogo finale; credo che si sia riuscito ad ottenere quel giusto mix tra ansia e adrenalina.

5) Dott.trash: La fotografia sembra avere colori molto cupi, hai utilizzato filtri particolari?

Andrea Maccarri: L’idea di base era quella del found footage a metà con le pellicole anni 80 le quali per omaggiarle si è ricorsi in fase di post produzione ad un massiccio utilizzo di color correction e quindi scene dai colori molto saturi e ad alto contrasto

6) Dott.trash: La location è molto suggestiva, si tratta davvero di una casa abbandonata? Avete avuto qualche problema nel girare in quest’ambiente?

 Andrea Maccarri: Nessun problema per quanto riguarda “la cantina degli orrori” perché di proprietà dell’amico e attore nel corto Giovanni Civitate. Una cantina scavata nel tufo perfetta per lo sviluppo dell’intera vicenda. Grazie per la cordialità, un grosso saluto a te.

Ringraziamo Andrea Maccarri per la bella intervista.

 

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