NELLA TERRA DEI CANNIBALI (LAND OF DEATH)

REGIA: BRUNO MATTEI

ATTORI:  LOU RANDALL, CLAUDIO MORALES, CINDY MATIC

REPERIBILITÀ: MEDIA, SI TROVA IN DVD IN ALCUNI NEGOZI E SU EBAY

GENERE: CANNIBAL MOVIE

ANNO: 2003 (ma il dvd in Italia è uscito nel 2005)

DISTRIBUZIONE ITALIANA: CVC-CINEVIDEO CORPORATION

Bruno Mattei è un mito, un artigiano del cinema di serie B che ogni appassionato dovrebbe conoscere, un regista che durante la sua attività ha toccato diversi generi cinematografici: horror, azione, erotico, women in prison,  thriller ecc… sempre all’insegna di un cinema di genere al risparmio. Uomo molto tenace, che fino all’ultimo (è scomparso nel 2007) ha fatto il cinema che preferiva, anche grazie alle nuove tecnologie digitali che dal 2000 in poi abbassarono notevolmente i costi di produzione, e proprio in questi anni il nostro fece uscire due cannibal movie: “Mondo cannibale” (2003) e “Nella terra dei cannibali” (2003). La cosa che sorprende è vedere nel 2000 un regista che si ostina a fare film (splatter) di cannibali, questo in ambito trash è veramente lodevole, riuscire a riesumare le vecchie atmosfere da jungla piena di pericoli, fiumi immensi attraversati da coccodrilli feroci, tribù sperdute di antropofagi, risulta essere un testardo sforzo che lascia a bocca aperta. Il genere cannibal infatti (almeno fino al “Green inferno” di Eli Roth) era morto da tempo, e dicono bene sulle pagine della Piccola cineteca degli orrori ( Manlio Gomarasca, Davide Pulici edizioni BUR) che i cannibal movie alla fine della loro parabola ascendente finirono per cannibalizzare sè stessi, nel senso che proponevano sempre lo stesso copione: spedizione dispersa, ne mandiamo una seconda nella jungla, scontro con i cannibibali, e ritrovamento delle frattaglie del precedente team. Diciamo quindi che nel cannibal movie ci sono delle regole non scritte che lo spettatore (esperto) conosce, egli infatti sa benissimo che la trama sarà sempre più  meno uguale ma accetta questo “difetto” come parte integrante di questo genere cinematografico fine a sè stesso. Ma passiamo adesso al film oggetto di questa recensione. Nei titoli di testa Mattei si firma con lo pseudonimo di Martin Miller e subito ci fa assistere ad una scena molto cruenta dove dei cannibali (molto classici, con fattezze indios) stanno gustando carne umana, poi un elicottero atterra sulla pista di una base (con tanto di musichetta ridicola). Dal suddetto elicottero scendono dei militari il cui capo, tale tenete Wilson (interpretato da Lou Randall) è un buzzurro la cui faccia ha l’espressività di un mattone, qui Mattei sfodera subito un dialogo atroce fra Wilson e un generale del luogo: “queste sono le mie credenziali” (Wilson le mostra al generale) “gli ordini dicono che devo aiutarla in ogni modo, ma sia lei che i suoi soldati dovete attenervi alle leggi di questo paese” dice il generale fissando Wilson che ribatte: “qui c’è scritto che ho carta bianca” e il generale ancora: “in amazzonia con la sua carta bianca ci si può pulire solo il culo ! Una grande prova di sceneggiatura. Ovviamente come ogni buon cannibal movie che si rispetti c’è la solita spedizione dispersa nella jungla che i militari devono recuperare, d’altronde non credo che lo spettatore di questi film pretenda una trama originale, essendo un elemento completamente estraneo ai cannibal movie di ieri e di oggi. I nostri marines devono ritrovare questo gruppo disperso su richiesta di un tale senatore Armstrong preoccupato per sua figlia che ne faceva parte. La guida è Ramiro, un avventuriero scorbutico interpretato da Claudio Morales, (attore e modello), Ramiro mette in guardia Wilson dal popolo degli epecshare, una brutale etnia di cannibali, quindi il team parte con l’elicottero, e nei primi momenti dentro il velivolo sembra di assistere alla scena di Aliens scontro finale in quanto la ricorda molto a causa dei dialoghi scopiazzati e delle situazioni. Il film ha un buon ritmo e non annoia mai, nella jungla l’atmosfera è la classica da film cannibalico: vegetazione fitta, rumori naturali, e screzi fra l’avventuriero e i militari. Il ritorno delle scene splatter lo abbiamo col ritrovamento di un bel cadavere in putrefazione con vermi in bella vista, ovviamente resta il dubbio che la spedizione trovi qualcuno ancora vivo. Esilarante la scena in cui viene fatta sniffare coca da un machete ad un indio che era con loro nella spedizione, il tizio ovviamente diventa subito “allegro”. Quando si presenteranno i cannibali saranno cavoli amari per il gruppo che  sarà sotto tiro non solo delle classiche frecce avvelenate ma anche di trappole mortali. Troppo spesso gli attori non recitano in maniera credibile ma d’altronde siamo in un film di Mattei, comunque a compensare le pecche recitative troviamo una massiccia dose di violenza come nella scena in cui un cannibale punisce la moglie adultera trafiggendola nelle parti intime con una pietra chiodata, una scena molto disturbante. Il gruppo decide di pedinare quest’ultimo cannibale che li condurrà al villaggio, una volta giunti verranno accolti in maniera strana dal capo del villaggio che a gesti farà capire alcune cose importanti sulle persone che il gruppo sta cercando. Splatterissima la scena in cui vengono ritrovate delle persone scorticate fino all’osso, rese con effetti speciali rozzi ma d’impatto, assisteremo anche a uno scontro fra tribù rivali con tanto di “festa” per i vincitori che sarà un altro duro colpo per lo spettatore che assisterà a divoramenti di arti, stupri e altre schifezze. Tuttavia questi epecshà sembrano avere anche dei lati positivi così Romero (Claudio Morales) tenta un approccio con loro spogliandosi di tutto e imitando il loro modo di vivere. I guai arrivano quando il gruppo riesce a ritrovare Sarah Armstrong (la figlia scomparsa del senatore) che dopo la morte dei suoi compagni è stata costretta a restare con i cannibali che la considerano una dea a causa dei suoi capelli biondi, riusciranno i nostri “eroi” a salvarla? Nella battaglia finale le raffiche di mitra che colpiscono i cannibali non sono molto realistiche, un po’ di ferite non avrebbero guastato, ma in fondo va bene così, questo film di Mattei ha soddisfatto ampiamente il palato dei trasher più esigenti.

 

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