REGIA: GERARD JOHNSTONE

ATTORI: ALLISON WILLIAMS, AMIE DONALD, VIOLET MC GRAW, RONNY CHIENG

REPERIBILITÀ: ALTA

GENERE: HORROR-THRILLER, SCI-FI

ANNO: 2022

Megan” vede alla regia Gerard Johnstone (“Housebound”) direttore di serie tv come “Terry Teo” e “The new legends of monkey” , questo “Megan” è un film di facile presa al botteghino che cerca senza nascondersi di fare colpo sulle nuove generazioni, la sceneggiatura semplice e lineare, porta la firma di Akela Cooper, una sceneggiatrice americana coinvolta nelle sceneggiature di film come: “Hellfest“, “Malignant”, “The nun 2”. Gemma (Allison Williams) è una progettatrice di robot per bambini e lavora in una azienda di giocattoli, quando si ritrova aa essere la tutrice di Cady (la tenera nipotina rimasta orfana) decide di rallegrarla costruendole un androide dalle fattezze di una bambina della sua età grazie a quel che restava di un esperimento andato male sul posto di lavoro. Quando la donna vede che Megan interagisce bene con Cady capisce che essa rappresenta l’opportunità che non ha mai avuto per dimostrare il suo valore in azienda tuttavia una serie di inquietanti accadimenti lasciano intuire che Megan ha ormai sviluppato una personalità propria al di fuori del programma e al di sopra del bene e del male, saranno guai seri. Il film rispolvera due temi quello dei toys assassini e l’eterna paura insita nel cinema di fantascienza che prima o poi la tecnologia prenderà il sopravvento sulla razza umana, il film evidenzia anche il problema della dipendenza (in questo caso affettiva) che abbiamo oggi nei confronti della tecnologia, nel film infatti Megan è un simbolo di salvezza, un’ancora eterna alla quale Cady si aggrappa per sopportare e sconfiggere le durezze della vita. Cady con gli occhi di una bambina vede in lei un’amica immortale che mai niente e nessuno potrà strappargliela via, tuttavia troviamo anche il tema dell’uomo che gioca a fare Dio creando però non esseri perfetti (o macchine) ma aberrazioni, quindi poco importa se cerchiamo di riprodurre vita organica in laboratorio o esseri artificiali fatti di ferro e cavi, siamo destinati al fallimento. “Megan” purtroppo è un film che non riesce per sua natura a spingersi oltre, a spaventare per davvero, a osare, è chiaramente un patinato prodotto (a violenza contenuta) per adolescenti, un film che si lascia guardare senza impegno, a tratti godibile ma che si dimentica molto in fretta, si vocifera infatti che sarà rilasciata in futuro una versione uncut più incisiva, per la verità il film sarebbe infatti dovuto essere più duro e con un numero maggiore di vittime, tuttavia per rendere il tutto più mainstream e appetibile per una fetta di pubblico maggiore sono stati fatti numerosi tagli. Ci sarebbe da chiedersi allora come sarebbe potuto essere veramente questo “Megan” senza i suddetti tagli ma si sa che con le ipotesi la storia non possiamo riscriverla, sicuramente sarebbe stato un film nettamente più incisivo e meno patinato, si sente troppo che c’è un “freno a mano” inserito per tutta la durata, i personaggi sono talvolta stereotipati come il rigido capo aziendale David (Ronni Chieng) ma anche l’evolversi di certe situazioni dai risvolti spesso prevedibili. Tuttavia nonostante i suoi difetti “Megan” si sta rivelando un successo al botteghino con più di 45 milioni guadagnati in un solo weekend, e si vocifera già di un possibile sequel considerando il fatto che Amie Donald la giovane interprete di Megan è seguitissima su tik tok (altra brutta riprova di come il cinema ormai sottostà a media esterni ad esso). Incerti frangenti la bambola robotica ha delle movenze tipiche di certi film esorcistici, e la sua aura malevola si concentra nella freddezza delle sue espressioni, per quanto riguarda le riprese e le locations c’è un buon bilanciamento numerico fra riprese in interni ed esterni, “Megan” è un film di plastica, come la sua protagonista, diretto, senza fronzoli, che fa del suo essere commerciale ad ogni costo la sua bandiera, e vedendo i risultati al botteghino come dargli torto?

 

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