HEARTBREAK MOTEL

REGIA: RICHARD ROBINSON- DAVID WORTH

ATTORI:  LESLIE UGGAMS, MICHAEL CRISTIAN, SHELLEY WINTERS, TED CASSIDY

REPERIBILITÀ: MEDIO-BASSA SI TROVA IN DVD

GENERE: RAPE AND REVENGE

ANNO:  1975

Heart…” è un rape and revenge del 1975 girato a quattro mani da Richard Robinson e David Worth il cui titolo originale è: “Poor pretty Eddie” (che si riallaccia al modo di parlare della laida Bertha) questo film non si discosta molto come sceneggiatura dai classici rape and revenge aggiungendo però un tocco visionario che lo contraddistingue da prodotti simili. Liz, una cantante di colore famosa si prende un  periodo di vacanza, un giorno mentre viaggia, la sua auto di lusso si guasta, Liz chiede aiuto nei pressi di un locale malfrequentato, ad aiutarla troverà Eddy un tizio all’apparenza simpatico, la sciatta Bertha e Keno, un tipo un po’ freak. Liz vorrebbe andarsene via al più presto ma dopo aver subito violenza da parte di Eddy si renderà conto di essere finita in un posto dove i bifolchi e gli psicopatici sono l’architrave della comunità. Il cast è composto da Michael Cristian (aveva già fatto da attore in “Hard Knocks” sempre di Worth) che interpreta Eddy, una sorta di pseudo Elvis di periferia, il quale sbeffeggia Bertha ma allo stesso tempo è come un burattino nelle sue mani in un rapporto ambiguo e malsano.

La cantante protagonista è la bella Leslie Uggams perfetta nella parte della donna famosa e di città che contrata totalmente con un ambiente provinciale e grezzo, la Uggams è probabilmente l’attrice più quotata del film, (nella sua carriera fu candidata pure al golden globe) recentemente l’abbiamo vista nei blockbusteroni “Deadpool 1 e 2“. Poi c’è Shelley Winters nei panni della sciatta Bertha, il suo è un personaggio molto interessante, una donna chiusa nel suo mondo a sognare di diventare un’attrice, ormai sfiorita, alcolizzata e invidiosa della bella Elizabeth. Eddy subisce continuamente la sua influenza a volte ribellandosi ma più spesso facendole quasi da “figlio” tuttavia il rapporto fra due non  è così monolitico come sembra ma è ricco di sfumature, Bertha vorrebbe essere la sposa di Eddy il quale però alla fine la rifiuta dimostrando di aver solo giocato con lei. Shelley Winters è stata una sorta di seconda Marilyn Monroe (le due in gioventù si erano anche conosciute) che comunque nella sua carriera dimostrò di essere molto versatile non limitandosi al ruolo della bella svampita arrivando all’oscar col film impegnato “Il diario di Anna Frank” e la ricordiamo anche nel thriller di Polansky “L’inquilino del terzo piano.”  Il regista inizialmente fa un chiaro riferimento all’ America come nazione multietnica con la sequenza in cui Liz canta l’inno americano ma il film poi passa subito ad un altra America, quella delle zone rurali dove i neri non sono ben visti, dove la protagonista entra subito in contatto con quest’altra realtà, come se il colpo di mannaia che Keno tira alla gallina fungesse da spartiaque, un brusco e repentino cambio di registro fra la civiltà urbana e la rozzezza rurale.  Il mood allucinatorio del film emerge prepotentemente in sequenze come lo stupro della giovane cons sequenze al ralletny ed una musica dolce e straniante che rende ancora più dura la scena.

Anche il montaggio è fondamentale nella costruzione di questa sequenza, infatti i registi mettono in parallelo lo stupro della giovane e un volgare amplesso fra bestie a cui assistono rozzi campagnoli dai volti contorti, questo simboleggia chiaramente la natura animalesca dello stupro Eddie è quindi una sorta di animale selvaggio che sfoga bassi istinti. Questo mood allucinatorio emerge anche nella sequenza delle cascate dove Eddy porta Liz a fare un giro come se non fosse successo niente in precedenza, qui una chitarra country convive col rumore delle cascate, l’assenza di dialoghi rende la scena asfissiante, Liz è in trappola, l’inquadratura a campo lungo fa sembrare il percorso sotto le cascate come un tunnel senza uscita, la tensione è palpabile e crescente come sottolineato poi dal rumore dei macchinari, il tutto so conclude poi con macabre fantasticherie di vendetta con Eddy accasciato su una roccia crivellato di colpi, quindi emerge anche l’inconscio di Liz che brama vendetta. Anche la sequenza finale usa il rallenty per sottolineare questo stato allucinatorio dove emerge la vendetta di Liz che però avviene quasi per caso, per circostanze fortunate, questo infatti è un rape and revenge che non vuole soffermarsi sull’aspetto della vendetta della protagonista quanto mettere in scena un crescendo di tensioni fra i vari personaggi che poi esploderanno nel finale ed in questa festa violenta ci sarà spazio anche per Liz e la sua vendetta. Un rape and revenge ben studiato con dei grandi attori che lo rendono credibile.

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