BRING HER BACK

REGIA: DANNY E MICHAEL PHILLIPPOU

ATTORI: SALLY HAWKINS, SORA WONG, BILLY BARRATT, JONAH WREN PHILLIPS

REPERIBILITÀ: ALTA

GENERE: HORROR, ESORCISTICO-SOPRANNATURALE

ANNO:  2025

I rituali magici sono parte integrante dell’universo horror e vengono spesso mostrati sugli schermi, “Bring her back” parla anche di questo, si tratta di un film horror non banale le cui tematiche girano un po’ attorno al genere esorcistico senza però farne  parte. La sceneggiatura di Danny Philippou e Bill Hinzman mostra la triste storia di due fratellastri Andy (Billy Barratt) e Piper (Sora Wong) che dopo la morte del padre vengono affidati a Laura (Sally Hawkins) una ex psicologa che vive con suo figlio Oliver (Jonah Wren Phillips) la donna li accoglie in casa sua ma gradualmente i due si rendono conto che c’è qualcosa di strano nell’atteggiamento della donna che diviene sempre più manipolatorio. E cosa sono poi quelle vhs in soffitta che contengono agghiaccianti registrazioni di strani rituali? “Bring…” parte in sordina e progressivamente mostra una storia molto originale dove convergono diverse tematiche, in primis troviamo un disagio adolescenziale in cui due giovani (di cui una disabile) vengono privati della loro vita tranquilla a causa di un evento traumatico e affidati ai servizi sociali, e qui c’è un po’ di critica alle istituzioni che invece di proteggere danno in pasto i più fragili a persone che sono lupi travestiti da pecora. C’è anche la tematica della disabilità con accenni al bullismo con uno dei protagonisti sofferente a causa di una (molto) ridotta vista, e poi c’è il tema principale, la causa scatenante del tutto: la non elaborazione e accettazione di un lutto che fa scaturire la domanda: cosa saresti disposto a fare affinchè una persona cara torni in vita? Fin dove saresti disposto a spingerti per ottenere ciò? In “Bring…” troviamo la risposta, ovvero alcune persone sono disposte a  tutto, anche far scorrere fiumi di sangue affinchè questo dolore insopportabile si estingua. “Bring…” non sfodera subito le sue armi affilate ma ha una tensione costante che cresce via via, alzandosi di livello dopo la prima metà del film, lo splatter arriva come una cannonata in faccia allo spettatore e non si tratta di violenza fine a se stessa come accade purtroppo in molti prodotti horror odierni ma è una violenza cruda e cattivissima fatta di effetti speciali estremamente realistici che fanno di questo prodotto un film non adatto a tutti ma rivolto a gli amanti dell’horror duro e crudo per palati non facilmente impressionabili. Lo splatter si manifesta con scene crudissime, scene di autolesionismo estreme come quella in cui il ragazzino si ficca una lama di coltello in bocca causandosi gravi lesioni, oppure quando lo stesso si mangia lembi di pelle staccandoseli dal braccio, o quando prende a morsi un cadavere in una ghiacciaia. La regia di Danny e Michael Philippou è molto pulita e capace anche di alcuni guizzi interessanti come la ripresa vorticosa sulla figura geometrica del cerchio in giardino che rappresenta l’essenza della simbologia di tutto il film, il cerchio infatti è sempre presente, dal cerchio magico che circonda la casa facendo da “confine” al cerchio che la folle Laura “disegna” più e più volte sulla fronte del bambino quando cade in strani stati di agitazione, al cerchio disegnato col sangue sul vetro della casa, il cerchio infatti è un simbolo esoterico molto ricorrente e la sua simbologia pervade tutto il film. Il cast è buono, una menziona particolare a mio avviso la merita Sally Hawkins, perfetta nel ruolo della donna manipolatrice e psichicamente instabile, il suo è un personaggio che cresce di intensità e con esso cresce il livello di paura e splatter perchè lei è una sorta di timoniere del film. La Hawkins (“La forma dell’acqua”, “Paddington”) porta sulle spalle un personaggio complesso e sfaccettato, inizialmente proposto come donna fragile e scherzosa, poi come manipolatrice instabile e infine come una pazza che si serve di rituali occulti per i suoi scopi, ma c’è poi anche l’aspetto delle donna distrutta dal dolore che si rivolge al male per colmare un vuoto importante. Sora Wong era la grande incognita, questo è il suo debutto e se la cava abbastanza bene nel ruolo della povera ragazza disabile, Jonah Wren Phillips è un giovanissimo attore (“How to make gravy”) che interpreta il personaggio più oscuro e schizzato, un povero bambino preda di possessioni violentissime, a lui spettano le scene più violente e d’impatto, il suo personaggio ha uno sguardo assente e e una faccia di ghiaccio che colpiscono all’istante lo spettatore. Billy Barrat è il protagonista, in bilico fra ragazzo problematico, e eroe che cerca di salvare la sorella da una brutta situazione, il suo è il classico adolescente con problematiche, ha punti di forza ma anche debolezze tipiche della sua età, è il piccolo eroe dalla faccia pulita al quale gli adulti non danno ascolto creando l’eterno scontro giovani vs istituzioni, adulti vs ragazzetti che funziona quasi sempre. “Bring…” è un film ben girato da due registi capaci e consapevoli delle proprie possibilità, capaci anche di creare una storia originale che colpisce lo spettatore, questa è una cosa non affatto scontata in un panorama horror sempre più inflazionato da prodotti sottotono e inutili, il film sa coinvolgere lo spettatore trasportandolo in un carosello di orrore crescente. Non ci sono molti jumpscare ma piuttosto scene d’impatto di una violenza cruda e devastante con pochi personaggi ottimamente caratterizzati e una storia che trasuda violenza, tristezza ma anche compassione verso una madre alla deriva. Coma non dare ragione a chi definisce “Bring…” uno dei migliori horror degli ultimi anni? A mio avviso è assolutamente vero, finalmente ci troviamo davanti agli occhi un film che fa davvero paura, che sbatte l’orrore in faccia allo spettatore senza timore di urtare la sensibilità di qualcuno, ben girato e con una trama originale. Da vedere.

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