REGIA: ZACH CREGGER
ATTORI: JOSH BROLIN, JULIA GARNER, AUSTIN ABRAMS, BENEDICT WONG
REPERIBILITÀ: ALTA
GENERE: THRILLER- HORROR SOPRANNATURALE
ANNO: 2025
Zach Cregger si conferma un gran regista uno che cerca sempre di stupire con film non banali e ben girati, già ci aveva entusiasmato con ottimi film come “Barbarian” e “Companion” (ci sarà anche un reboot di Resident evil che uscirà nel 2026) e con questo “Weapons” conferma di ancora una volta la qualità delle sue opere cinematografiche. Si tratta in questo caso di un thriller-horror-mystery scritto, diretto e in parte prodotto dallo stesso Cregger che narra della sparizione di 17 bambini da una classe di una scuola della Pennsylvania tutti scompaiono in una misteriosa notte tranne Alex. Passa un mese ma la polizia continua a brancolare nel buio, l’insegnante Justine e Alex vengono interrogati ma senza risultati, tuttavia la comunità inizia a
scaldarsi e a lanciare accuse contro Justine che cerca di difendersi da una folla inferocita fra cui spicca Graff un padre arrabbiato e preoccupato per la sorte di suo figlio. Justine cade in depressione a inizia ad abusare di alcool. Un giorno Justine segue Alex fino a casa e nota cose strane, rimanendo insospettita anche dallo strano comportamento dei suoi genitori. Successivamente dopo alcuni scontri verbali Justine e Garff uniranno le forze per scoprire la verità. “Weapons” riunisce il meglio dei generi thriller, mystery e horror in un film dove ognuno di questi generi non prende il sopravvento su un altro ma il tutto è mischiato in un amalgama dove ogni “capitolo” del film lascia magari più spazio a un determinato elemento, la sceneggiatura è ottima e usa l’originalità di soggetto e trama come le sue armi migliori. La
sceneggiatura infatti non è lineare ma lascia che un fatto accada per poi mostrare in seguito quali sono le coincidenze che lo hanno determinato grazie anche ad un ottimo intreccio di personaggi che si muovono come pezzi di un grande puzzle che si incastrano o meno fra loro, una sceneggiatura che propone una tematica vecchia come il mondo, quella cioè della stregoneria ma presentandola in una veste originale e moderna. Rituali che non vengono più fatti da streghe in oscuri boschi ma fatti alla luce del sole e in ambienti moderni grazie ad una magia “simpatica” ovvero quel tipo di magia che usa oggetti o parti del corpo come capelli per danneggiare o influenzare le azioni della vittima. I malcapitati infatti agiscono sotto un malefico influsso che li rende pazzi e molto aggressivi in sequenze dove essi si lanciano come
“proiettili” verso la vittima da uccidere, svelando quindi anche il significato dell’enigmatico titolo del film, le vittime si lanciano all’attacco talvolta con braccia aperte a V verso il basso come fossero piccoli velivoli impazziti che si schiantano contro i nemici con la mente totalmente annebbiata e incapace di pensare. Lo splatter c’è ma non è un elemento invasivo, lo troviamo nella sequenza dove un malcapitato viene ucciso a testate dal suo compagno o nella sequenza finale dove dei bambini fanno a pezzi una vittima in una scena veramente disturbante e visivamente d’impatto, ci sono anche alcuni riuscitissimi jumpscare piazzati nei punti giusti che faranno sicuramente sobbalzare lo spettatore. La tensione nel film arriva a corrente alternata si insinua nelle parti thriller per palesarsi in quelle puramente horror, il cast è ottimo, troviamo Julia Garner (“Wolf man”, “Sin city”, “Noi siamo infinito”) impiegata in un personaggio dalle molte sfaccettature, insegnante, amante, alcolizzata, riuscendo a trasmettere con quella sua faccia angelica un che di delicato, affiancata da l’uomo tutto d’un pezzo che non si arrende, il padre coraggioso, Archer interpretato da Josh Brolin è un personaggio forte e combattivo che inizialmente usa poco la testa in quanto preda delle rabbia, è lui che con la sua determinazione darà il carburante necessario a svelare i misteri. Amy Madigan interpreta Gladys, il personaggio chiave del film una sciatta vecchietta che sembra quasi un clown, apparentemente stupida e senza personalità, il suo è un personaggio inquietante e sopra le
righe che serve anche a portare lo spettatore su false piste, la sua è un parte ottimamente interpretata, la miglior performance del film si deve probabilmente a lei. “Weapons” mostra come una comunità possa trasformarsi talvolta in un orda di bifolchi di medievale memoria pronta ad assalire e perseguitare la protagonista con accuse prive di fondamento, ma talvolta da quella bolgia di infuriati qualcuno rinsavisce e si mette dalla parte del giusto, quindi il film mostra anche certe dinamiche sociali in cui una comunità cerca a ogni costo un capro espiatorio, la personificazione di un sospetto, il colpevole a ogni costo. C’è un aspetto anche surreale, magico appunto in “Weapons” personificato da questi invasati che si lanciano sull’obbiettivo ma il surreale lo ritroviamo anche nella sequenza dove il tossico entra nella casa e trova due proprietari “assenti” sul divano con gli occhi spalancati e vuoti, l’originalità della sceneggiatura coinvolge pienamente lo spettatore che continuamente si fa domande sull’origine di quegli strani fenomeni e sulle sparizioni, restando sempre incollato allo schermo non tanto grazie allo splatter ma piuttosto grazie a una tensione sempre presente che si rilassa e si acuisce nei momenti giusti. E poi essendo obbiettivi ci rendiamo conto che questo è un film horror dove la carne al fuoco è tanta, vengono inseriti in un contesto di stregoneria tematiche attuali e sociali come la droga, l’emarginazione, il bullismo, l’alcolismo, nella cornice dell’America di Provincia dove il male e le piaghe sociali possono manifestarsi in maniera violenta e senza compromessi in questo senso Austin Abrams col suo personaggio tossico incarna pienamente l’emarginazione e l’abisso delle sostanza illegali, ma paradossalmente il personaggio più instabile e fuori di testa è colui che per primo penetrerà il mistero anche se non completamente, sarà lui a sondare la tana del lupo chiedendosi poi se talvolta ciò che vede sia reale o frutto della sua mente distrutta, ma è ovviamente difficile farsi credere quando si vive ai margini. Un ottimo film dalla regia impeccabile e dalla trama originalissima.

