THE BABYSITTER

REGIA: Joseph McGinty Nichol

ATTORI: JUDAH LEWIS, SAMARA WEAVING, BELLA THORNE, ROBBIE AMEL

REPERIBILITÀ: ALTA

GENERE: HORROR-COMEDY-THRILLER

ANNO: 2017

DISTRIBUZIONE ITALIANA: NETFLIX

Joseph McGinty Nichol ama usare lo pseudonimo di McG quando firma i suoi lavori, egli cominciò con una serie di videoclip musicali (riuscendo anche a realizzare un documentario sulla famosa band new metal dei Korn) il suo primo lungometraggio è: Charlie’s angels ma va detto anche che il nostro è attivo anche come produttore, infatti la serie di successo “The O.C.” è stata prodotta proprio dal nostro McG. Il film che andremo ad esaminare è una sorta di thriller-horror-comedy molto leggero e divertente, in quanti film horror avete visto l’ormai abusata figura della baby siter? 100… 1000? Ok ma stavolta il regista riesce a creare qualcosa di molto originale e divertente, un film che non brilla certo per realismo ma che intende divertire e talvolta anche spaventare peraltro riuscendoci bene con scene efferate messe nei punti giusti. La trama è molto semplice, il timido Cole un ragazzino bullizzato viene affidato dai suoi genitori alla bella Bee una simpatica e bellissima babysitter con cui sembra andare molto daccordo, quale adolescente non vorrebbe come compagna di giochi la bella Bee?

Tuttavia una sera quando i suoi genitori se ne vanno per una serata tutta loro affidandolo a Bee, Cole scopre spiando dalle scale che Bee ha fatto entrare in casa un gruppo di suoi amici per compiere uno strano rito, è l’inizio di una lotta alla sopravvivenza. Cole è interpretato dal giovane Judah Lewis (“Point break“, “Summer of ’84“) il quale pare una sorta di nuovo bambino eroe alla maniera di “Mamma ho perso l’aereo” anzi pare una versione distorta del famoso personaggio di Macaulay Culkin, la babysitter è interpretata da Samara Weaving (“Finchè morte non ci separi“, “Monster trucks“) altra scelta molto saggia per interpretare un personaggio dalla doppia faccia come il suo, un angelo col cuore di un demone assetato di sangue. La fotografia è molto pulita e convincente, la maggior parte delle riprese è in interni, il nostro protagonista diventa alla fine un final boy sicuro di sé pur non rinnegando il suo essere nerd, una sorta di eroe che compie un viaggio dentro di sé superando ostacoli più grandi di lui, molti i siparietti comici ben riusciti come la sfida accettata da Bee per stabilire quale team intergalattico metterebbe insieme (si cita pure Predator ed Alien) o quando i due mimano le parole ed i gesti degli eroi di un vecchio western mettendosi davanti ai personaggi sullo schermo del proiettore.

Bellissime le scritte “Old style” anni ’80 che spesso appaiono in sovrimpressione per presentare i personaggi, una cosa efficacissima e dannatamente vintage. Come dicevo c’è spazio anche per la violenza che irrompe nella vicenda senza troppi complimenti a partire dalla sequenza in cui un ragazzo viene usato come “fontana del sangue” con due coltelli ficcati in testa dalla nostra bella ed i suoi squilibrati amici che per compiere un singolare rito trovato fra le ammuffite pagine di un grimorio (altro elemento molto ’80) devono avere la vita ed il sangue del giovane. La violenza viene sprigionata anche con la sequenza dell’attizzatoio nell’occhio, tuttavia nel film regna un’atmosfera quasi da sogno gli accadimenti ed i dialoghi sono quasi sempre sopra le righe facendoci spesso dubitare della loro effettiva realtà ma poco importa, a noi interessa vedere se il piccolo eroe alla fine uscirà dall’incubo.

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