SPECCHI INFRANTI BY RICCI CAP54-55

Capitolo 54

Corrado insieme al dottor Gagliardi, era passato a casa di Lorenzo non trovando nessuno. Si diressero a quella di Gianni. Arrivati, suonarono a lungo senza ricevere risposta. Anche i cellulari di entrambi squillavano a vuoto. Cominciava realmente a credere alle parole del medico, e a tutto quello che nel frattempo, gli aveva raccontato sulla morte della moglie e suo figlio. Tornarono in macchina. Non sapevano cosa fare. Dovevano telefonare al commissario e aggiornarlo sugli ultimi avvenimenti. Corrado stava per farlo, quando il dottore prese un foglio da una cartellina. “Guardi… qui c’è un altro indirizzo… la casa in cui viveva al tempo del ricovero… proviamo a vedere.” Non terminò la frase, che Corrado aveva già messo in moto. “Conosce il posto?” “Il quartiere sì… per la via, ci penseremo al momento.” “Chiamo la polizia intanto?” “No aspettiamo. Se neppure lì c’è nessuno, allora telefoniamo. Io dottore ho ancora la speranza che ci sia una risposta a tutto questo… non posso credere che sia Gianni l’autore di tutti quei delitti.” “D’accordo… come crede”, disse l’uomo che nel frattempo si era accorto della notevole velocità presa da Corrado, in preda a un certo nervosismo. Fortunatamente giunsero sul luogo senza incidenti. Chiesero ad alcuni passanti l’indirizzo scritto sul foglio. Dopo alcuni tentativi, finalmente una donna glielo indicò, specificando che si trattava di una strada chiusa e avrebbero dovuto proseguire a piedi. Il numero civico si trovava in fondo alla via. Poi videro la villetta. Le persiane erano chiuse. Suonarono senza ottenere risposta. “Che facciamo?”, chiese il dottore. “Chiamo il commissario”, rispose Corrado. Prese il cellulare, accorgendosi che era scarico. Flavio gli porse il suo. In questura dissero che Baldoni si trovava fuori sede. Chiamarono al numero mobile, ma a rispondere fu la fredda voce della segreteria. “Commissario sono Corrado Gemignani, l’amico di Lorenzo Torri. Mi richiami subito a questo numero appena sente il messaggio… mi raccomando è urgente!” Dopo aver riconsegnato il cellulare al medico, sobbalzò alla vista di qualcosa. “Che cosa succede?” “Quella è la macchina di Lorenzo… ne sono certo.” “Ma… è sicuro?”. “Certo! Conosco benissimo la targa. Ci sarà anche quella di Gianni da qualche parte. Torniamo al portone!”, disse iniziando a correre. “Presto!”, incitò il dottore, che rimasto indietro trafficava con il cellulare. Si attaccarono al campanello. Questa volta il cancelletto scattò. Entrarono nel piccolo cortile. Gianni li attendeva alla porta d’ingresso. Accolse l’amico con un sorriso. “Corrado! Che sorpresa! Come sei arrivato sin qui?” “Ho trovato questo indirizzo, tramite il signore… lui è il dottor Flavio Gagliardi. Lavora alla clinica Villa Silenzi”, disse cercando di scorgere una qualsiasi emozione sul viso dell’amico. “Piacere”, sorrise l’uomo porgendogli la mano. Gianni contraccambiò la stretta e il sorriso, non mostrando alcun segno di disagio. Fece loro strada all’interno della casa. “Accomodatevi”, disse indicando le sedie intorno al tavolo. “Stai bene Gianni?”, chiese Corrado. “Certo! Che razza di domande mi fai?”. “È da tanto che ti chiamo… perché non hai mai risposto?”. “Non l’ho sentito… temo di aver lasciato il cellulare in macchina.” “Hai visto Lorenzo oggi?”. “Sì… è di sopra che dorme.” “Dorme?”. “Era molto stanco… mi ha aiutato a portare degli scatoloni in questa nuova casa… doveva essere una sorpresa… ma ormai sei qui anche tu… vi fermate a cena?”. “Gianni ascolta… il dottore mi ha parlato di tua moglie… e… e del bambino.” “Ho capito… avevo deciso di raccontarvi tutto, quando vi avrei fatto conoscere questa casa… dove vivevo con lei. Vuol dire che ve ne parlerò stasera… vi fermate no?”. “Io… io sono sconvolto Gianni.” “Sconvolto? E perché? Non capisco?”. “Non capisci? Ehi, ma ti rendi conto? Arriva il dottore, e mi racconta cose su di te inaspettate… non rispondete nessuno dei due al cellulare… poi questa casa che appare dal nulla… e non dovrei essere sconvolto?”. “Ok… senti facciamo così… chiamiamo Lorenzo, ci sediamo a tavola e chiariamo tutto.” Il dottore guardava in silenzio i due amici. O la sua teoria era sbagliata… o quel ragazzo sapeva mascherare benissimo la sua schizofrenia assassina. Se era così, poteva essere ancora più pericoloso di quello che pensava. Con la scusa di dover dire una cosa riservata all’amico, Gianni chiese al dottore di salire di sopra, per chiamare Lorenzo e invitarlo a raggiungerli. Mentre l’uomo saliva le scale, Corrado notò una chiazza rossa dietro al polsino della camicia di Gianni. “Ti sei sporcato”, disse. “Eh già… come si toglie il sangue?”. “Sangue? Accidenti ma che dici? Di quale sangue parli?”. “Quello di Lorenzo!”, rispose l’amico con un sorriso diabolico. Corrado, non fece neppure in tempo a fare o dire nulla, che le grida del medico giunsero improvvise dal piano superiore. Aveva visto il regista legato e insanguinato. Contemporaneamente Gianni, lo colpì alla testa con il mortaio di legno che teneva in mano. Corrado, barcollò alcuni istanti, poi cadde a terra. Il dottore scese di corsa le scale gridandogli di stare attento. Ad attenderlo in fondo c’era Gianni, che lo fissava con uno sguardo allucinato. Lo colpì allo stomaco con un lungo e affilato coltello. Poi colpì ancora… e ancora. L’altro tentava inutilmente di contrastare la sua furia omicida. Tutto roteava intorno a lui, mentre sentiva il suo aggressore ridere. Mentre premeva con le mani sulla profonda ferita per cercare di contenere la fuoriuscita del sangue, vide con orrore sporgere qualcosa. I suoi organi interni. Tese una mano verso il ragazzo come a chiedere aiuto, che per risposta con il coltello gli tranciò di netto due dita, continuando a sghignazzare follemente. Il dolore era sempre più insopportabile… atroce. Poi finalmente, giunse liberatoria la morte. Gianni salì le scale osservando il suo viso riflesso sulla lama gocciolante. “Ciao regista!”, disse entrando nella stanza. Gli strappò con violenza il nastro che gli aveva messo sulla bocca, quando aveva sentito suonare alla porta. Gli occhi di Lorenzo erano spalancati dal terrore. “Sai che di sotto c’è Corrado… è venuto con un dottore… quello però non c’è più. L’ho uccifo! Accidenti… questa parola mi frega sempre… ucciso. Ecco, l’ho detto bene. Gli ho aperto la pancia… ci sono tutte le sue interiora sparse sul pavimento… dovrò pulire fino a domani, ma aspetto di finire il lavoro. Adesso vado di sotto a sistemare Corrado, prima che si riprenda. Poi… concluderò la mia vendetta.” “Ti… ti prego Gianni… lascia stare Corrado… lui non centra niente… è me che odi… uccidimi… fallo adesso.” “Non era mia intenzione ucciderlo… ma è stato lui a venire qui… si è intromesso ancora una volta. Già era andato a parlare con la mia dottoressa… sai Lorenzo… la curiosità uccide!” Accarezzò delicatamente con la punta del coltello, la guancia destra del regista, fino ad arrivare alla gola. Lui, seguiva terrorizzato e con gli occhi sbarrati, il sinistro percorso della lama, attendendo con angoscia il momento in cui avrebbe colpito. Gli strappò la camicia lasciandolo a petto nudo. Girò alcuni istanti intorno al capezzolo sinistro. “Che faccio Lorenzo? Ne taglio uno dei due?”. Proseguì verso l’ombelico, poi rapido e improvviso infilzò il coltello sulla coscia destra. Il regista gridò dal dolore e poi svenne.

Capitolo 55

“Maledizione, non risponde nessuno.” Il commissario Baldoni, aveva richiamato il numero sconosciuto dal quale aveva ricevuto il messaggio di Corrado. Telefonò anche a Lorenzo Torri. Nessuna risposta. Chiamò alcuni agenti e uscì dal commissariato. Partirono con due volanti a sirene spiegate. Forse stava peccando di eccessivo allarmismo, ma era certo che a quell’indirizzo sconosciuto scritto nell’sms di Corrado, stesse accadendo qualcosa. In genere il suo sesto senso, raramente lo aveva ingannato.

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