SPECCHI INFRANTI BY RICCI CAP 30-31

Capitolo 30 

 

La targa indicava un nome: Flavia Campogiani. Sotto, la dicitura psicologa. Corrado suonò il campanello. Il portone si aprì ed entrò. Una giovane donna dall’aria simpatica lo attendeva davanti alla porta del suo studio. Gli porse la mano e lo fece accomodare. Pur conoscendo l’amicizia che legava l’uomo al suo paziente, gli porse una serie di domande, per essere certa che Corrado fosse effettivamente informato del difficile passato di Gianni. Insieme parlarono della morte prematura dei suoi genitori. Del tradimento di sua moglie con il miglior amico. Della forte depressione. La dottoressa, contenta dell’interessamento, consigliò di tenere Gianni leggermente in disparte sui fatti tragici che vedevano protagonista Lorenzo. Non l’aveva mai visto così ansioso come in quel periodo, e anche il difetto di pronuncia si era accentuato. Il giovane era molto legato a loro due, e la paura che potesse accadere qualcosa a entrambi, lo angosciava. Anche quando era stato aggredito, aveva pensato che al suo posto, potevano esserci i suoi amici. Parlarono anche dei tranquillanti che Gianni aveva ricominciato a prendere e dei quali la dottoressa era al corrente. Il nocciolo della questione, era che Gianni aveva il terrore di restare ancora una volta solo. Loro adesso erano tutta la sua famiglia.

Consigliò a Corrado di parlare con Lorenzo. Dovevano tenerlo il più possibile fuori da quella storia. Capiva benissimo che non era facile, ma era importante cercare di farlo. Per il suo bene. “Mi raccomando… lei tiene a Gianni come amico… io come paziente. Con lui ho fatto grandi progressi… sono vicino alla risoluzione anche del suo difetto nervoso… ha notato come capiti più raramente?” Alla conferma di Corrado sorrise, aggiungendo poi la raccomandazione di tenere segreta quella conversazione. “Non si preoccupi dottoressa… anzi, glielo avrei chiesto io stesso. Non penso che Gianni sarebbe contento di questa mia intromissione.” “Tutto sommato credo di si… è un ragazzo bisognoso di tanto affetto, e il suo interessamento riguardo la salute, ne è sicuramente un segno… io il riserbo lo intendevo in senso professionale. Anche se lei è un caro amico, io non dovrei darle alcuna informazione… ma a dire il vero, ne ha data più che altro, qualcuna in più lei a me”, rispose sorridendo la donna. “Mi fa piacere averla conosciuta dottoressa”. “Anche a me… e per ogni necessità o consiglio riguardante Gianni, non si faccia scrupoli a chiamarmi”.

      CAPITOLO 31

 

“Stop! Abbiamo finito… questo è stato l’ultimo ciak di “Specchi Infranti”. Lorenzo era raggiante. Con soli quattro giorni di ritardo sui tempi stabiliti, era riuscito a portare a termine le riprese. “Sabato sera, siete tutti invitati a casa mia per festeggiare!”. Era dal suo primo film, che Lorenzo aveva preso l’abitudine di dare un party a fine riprese. Invitava tutti quelli che avevano partecipato alla realizzazione del film. Dal protagonista, all’ultimo dei tecnici. Nessuno escluso. Per lui oltre che un piacere, era divenuto anche un rito di buon auspicio. “Io ci sarò di sicuro”, disse Giacomo. Due operatori annuirono ringraziandolo. “Tu Viola sarai dei nostri?”. “Non credo Lorenzo… mi dispiace… ma probabilmente sarò a Milano per presenziare a un evento”, rispose quasi a disagio. Lorenzo non insistette. Primo perché non era nel suo carattere, secondo perché probabilmente Viola non aveva voglia di vedere Saverio che sarebbe certamente andato in compagnia di Mara. Si sedette in un angolo, colto come sempre da un velo di malinconia, ogni volta che finiva un film. Improvvisamente gli venne in mente sua cugina. Quanto gli mancava. Si ritrovò con gli occhi lucidi. Teresa, attenta come sempre se ne accorse. Gli si avvicinò chiedendogli se andasse tutto bene. Il regista sorridendo, rispose che stava pensando ad Anna. “Scusami… non volevo essere importuna”, rispose la segretaria. “Ma quale importuna? Come farei senza di te? Piuttosto, ci sarai Sabato?”. “Certo che ci sarò… non mancherei per niente al mondo!”. Lorenzo le pose un lieve bacio sulla guancia, poi la guardò allontanarsi. La conosceva da alcuni anni ormai. Dal suo primo film. Seria, professionale, efficientissima e molto riservata. Anche troppo. Di lei sapeva solo che non fosse sposata. Per tutto il resto, il mistero assoluto. Neanche Orietta, che praticamente sapeva tutto di tutti, era riuscita a conoscere niente della sua vita privata. Teresa, teneva sotto il suo stretto controllo, l’intero set, riuscendo a restare praticamente invisibile. Parlava pochissimo, e quando lo faceva, si trattava solo di lavoro. Dal momento in cui andava via, sulla sua vita privata cadeva un velo scuro. Squillò il cellulare. Era Corrado. Gli disse del colloquio avuto con la dottoressa di Gianni, ricevendo il rimprovero di Lorenzo contrario alla cosa. Fregandosene dell’arrabbiatura dell’amico, comunicò al regista le raccomandazioni della dottoressa. Non sarebbe stato facile, ma dovevano cercare di lasciare Gianni il più possibile fuori da quella brutta storia. Su questo, trovò il totale appoggio di Lorenzo, che prima di salutarlo lo avvisò della festa. Tornato a casa, il regista trovò nella cassetta della posta la lettera di un avvocato cui si era rivolto Fernando Rozzi, per fare causa a lui e alla produzione riguardo ai drastici tagli alle sue scene, nonostante il contratto da coprotagonista stipulato. Prese il telefono e chiamò subito Stefano, che ricevuta prima di lui la lettera, era già sul piede di guerra. “Quel figlio di puttana! Io lo rovino! Ha chiuso con il cinema! Ho già fatto muovere i miei avvocati… gli faremo una contro causa con i fiocchi… quel fottuto ubriacone! Chi ha creato casini sul set? Chi si è presentato più volte ubriaco? Lui… lui! Non io… lui… Fernando Rozzi!”. A Lorenzo venne quasi da ridere. Quando quelle cose era lui a dirle, l’altro tergiversava per paura di pagare penali, adesso che l’attore aveva fatto causa era diventato il suo peggior nemico. Il diabolico potere dei soldi. Stefano era una brava persona e Lorenzo gli doveva molto avendo creduto da subito in lui, ma quando c’erano i soldi di mezzo, non ragionava più. Lo lasciò sfogare, poi una volta calmatosi gli disse della festa rendendolo quasi allegro, non tanto per la festa, quanto per la bella notizia di fine riprese, per lui equivalente a fine spese.

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