LA MORTA VIVENTE

REGIA: JEAN ROLLIN

ATTORI: MARINA PIERRO, FRANCOISE BLANCHARD, MIKE MARSHALL

REPERIBILITÀ: MEDIO BASSA

GENERE:GOTICO-VAMPIRE MOVIE

ANNO:  1982

La morte vivante” è uno dei tanti film girati dal mitico Jean Rollin, si tratta di un gotico (moderno) fuori tempo massimo, dove dei tombaroli risuscitano inavvertitamente la defunta Catherine Valmont (Francoise Blanchard) grazie alla fuoriuscita di liquami tossici da un barile danneggiato. La neonata vampira-morta vivente è alla costante ricerca di sangue umano per vivere e vagando per la campagna viene avvistata e fotografata da Barbara (Carina Barone) una turista e suo marito. La Valmont nel suo girovagare torna alla sua vecchia dimora, un elegante castello e qui ritroverà Helene (Marina Pierro) sua cara amica d’infanzia che la aiuterà a restare in vita procurandole quotidianamente vittime di cui nutrirsi. Quanto potrà durare una situazione del genere prima che qualcuno noti qualcosa di strano nel vecchio castello? Non si tratta del migliore Rollin a partire dall’improbabile situazione iniziale (che appare un po’ forzata) per scatenare poi i terribili eventi, ci troviamo subito davanti a un classico fattore  scatenante che troviamo in altre centinaia di B movies: i bidoni radioattivi o comunque tossici. L’appena citato fattore scatenante pur essendo un espediente già visto e rivisto risulta tuttavia originale visto il contesto in cui è inserito, quello di un film gotico-vampiresco, tutto questo rende la situazione alquanto surreale in quanto mai mi era capitato di vedere tutto ciò in un film gotico. Il personaggio interpretato molto bene dalla Blanchard è un personaggio che richiama subito alla mente i film gotici più classici, tutto di lei ci ricorda i vecchi film sui vampiri, le sue movenze, il suo aspetto triste, anemico ma anche delicatamente sensuale, il suo salire scalinate goticheggianti, il suo vagare per le cripte, tutto di lei è dannatamente “old school“. Il suo personaggio trasuda tristezza, quella bianca veste la rende quasi incorporea, Rollin riesce bene a rendere l’idea di un’anima in pena che vaga in un mondo moderno che non riconosce più rifugiandosi istintivamente nella sua vecchia dimora come fosse un pezzo di mondo rimasto immutato nel tempo, l’unico spazio che lei riconosca. L’atmosfera talvolta si fa onirica soprattutto nelle scene velate di lesbismo, la “morta vivente” si ricongiunge alla sua vecchia amica d’infanzia interpretata dall’italiana Marina Pierro  in un rapporto malato e a sfondo lesbico. Le atmosfere oniriche sono comunque un marchio di fabbrica del regista francese e certamente non potevano mancare, combinate con un ritmo lento e dalla delicata musica di Philippe D’ara una musica triste e delicata. La sceneggiatura è semplice e lineare, l’anello debole del film sono la coppia di turisti interpretati da Carina Barone e Michael Marshall i loro personaggi sono chiaramente funzionali al progredire della vicenda ma la loro caratterizzazione pecca di ingenuità, sono personaggi anonimi, persone comuni senza una storia alle spalle, i classici personaggi comuni che casualmente si imbattono in una vicenda oscura più grande do loro e ne restano pian piano coinvolti.  Le due protagoniste sono amanti, amiche, complici in orrendi e sanguinosi delitti, un rapporto saffico e totalizzante, però mai volgare, condito con un fine erotismo come il regista originario di Neuilly sur Seine ci ha sempre abituati, Rollin cerca di adattare le atmosfere gotiche in un contesto più moderno riuscendoci in buona percentuale, il sangue è abbastanza presente ma talvolta gli omicidi sono eseguiti con modalità un po’ irreali per essere scaturiti da un vampiro come dita aguzze ficcate in gola con conseguente zampillio di sangue, gli effetti sono tutti artigianali come da buona tradizione gotica e il castello diverrà infine una vera pietra tombale piena di sangue e tristezza. Un film semplice e diretto al suo scopo, quello di ambientare in tempi moderni una vicenda gotico-vampirica se amate Rollin vi piacerà sicuramente immergervi nella atmosfere di questo film che anche se non è il suo capolavoro almeno è un piccolo gioiello nella sia vasta filmografia, se invece non siete abituati a certe atmosfere tipiche dei b-movies europei e in particolare francesi (ma forse anche a un cinema che ricorda un po’ anche certi lavori di Jess Franco) rischiate di sbadigliare e non apprezzare appieno un film che a mio avviso andrebbe un po’ rivalutato.

  

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