TRAGICA NOTTE A LITTLE HOPE CAPITOLO 5

TRAGICA NOTTE A LITTLE HOPE

CAPITOLO5

 

Il secondo gruppo di vampiri avanzava nelle tenebre rischiarate solo da qualche lampione posto vicino ai marciapiedi, il volto pallido di Mircalla sembrava di marmo al chiarore della luna, Francis era accanto a lei ed osservava la città con curiosità. Poco più avanti una pattuglia della polizia effettuava la solita ronda notturna, il poliziotto grasso vicino al finestrino sorseggiava un caffè nero molto forte. “Bleah… è uno schifo” “lo so caro, è tremendo, ma è anche l’unico caffè disponibile a quest’ora della notte quindi goditelo fino in fondo” “con quello che ci danno c’è poco da godere” disse il terzo del gruppo seduto dietro gingillandosi col manganello “ragazzi ve la ricordate la vecchia caserma?” “Quanti ricordi accidenti” disse il compagno col caffè “e la festa di fine anno? Che risate ragazzi quando facemmo lo scherzo a Jeffrey” quello col caffè sbuffò “ahahah vero! Vestimmo da mummia il comandante ed a luci spente facemmo entrare il povero Jeffrey, per poco non gli venne un infarto!” Quello dietro rise al ricordo e lanciò di sfuggita un’occhiata alla strada parallela intravedendo un folto gruppo di gente stranamente vestita.

“Hei amico ferma un po’ chi cavolo sono quelli?” Il guidatore frenò di colpo “di chi stai parlando?” Quello col caffè posò la bevanda quasi finita sul cruscotto, dove giaceva anche una ciambella zuccherata mezza mangiata “ho visto dei tizi poco raccomandabili nella parallela qui accanto muoviamoci!” Il guidatore mise la retromarcia e velocemente tornò indietro “eccoli sono loro!” Disse quello dietro, i tre scesero dall’auto e si avvicinarono al gruppo “scusate signori andate ad una festa in maschera? O forse la vostra è una processione religiosa?” Un vampiro dall’aspetto funereo e dalle labbra rosse scoppiò a ridere e i tre si guardarono. Dietro cercò di capire la situazione “hei ma cosa…se questo è uno scherzo non fa ridere, posso vedere i vostri documenti?” Mircalla si avvicinò ad uno degli agenti e lo accarezzò provocandogli un fremito di piacere misto a una strana paura “signorina ma cosa…” gli altri due si sentivano a disagio e non capivano il perché del gesto “processione? Sì forse la nostra si potrebbe anche definire così… una processione di morte!” Fu allora che Mircalla saltò alla giugulare dell’agente che aveva beffardamente accarezzato, egli sentì il piacere delle labbra fredde della donna sul suo collo, ed il gelo di morte quando i canini affondarono  nel suo corpo. Il sangue cominciò a colare sul colletto inamidato della sua camicia, gli altri due misero istintivamente mano alle pistole, e il contatto col metallo freddo diede loro un’illusoria sicurezza; un vampiro si levò in aria sotto i loro occhi sbigottiti, sorvolò le loro teste in un attimo e piombò alle loro spalle, con la coda dell’occhio l’uomo a destra vide il vampiro afferrare alla gola l’amico succhiandogli la linfa vitale. L’agente vedendo la situazione in cui gli amici si trovavano cominciò a sparare, Mircalla gettò via il corpo senza vita di cui si stava nutrendo e schivò il proiettile lanciatole “chi cazzo siete via andate via!” Il terzo sparo venne evitato rapidamente da Mircalla che si abbassò, andandosi a ficcare nel braccio di un vampiro dietro di lei che indossava una camicia di pizzo bianca, il vampiro gemette e dal suo braccio uscì un po’di sangue, si guardò rabbioso la ferita e premendo fortemente sul braccio fece sbucare il proiettile che finì a terra sporco di sangue.

Uno dei vampiri che era con Mircalla scattò contro l’agente che stava prendendo nuovamente la mira, fece un grande salto con giravolta e gli afferrò la mano, la stretta fece cadere la pistola di mano allo sbirro che poi cadde in ginocchio “è arrivata la tua ora” la voce del vampiro era come carta vetrata, l’uomo chiuse gli occhi e sentì una mano con unghie affilate come rasoi trapassarlo da parte a parte, si riversò sull’asfalto privo di vita, in una pozza di sangue. Dalla volante proveniva il suono della radio “pattuglia 34 come va la ronda? Pattuglia 34 qui è lo sceriffo Oliver che parla mi sentite?” Nessuna risposta giunse allo sceriffo che decise poco dopo di tagliare la comunicazione. “Che strano… cosa sarà successo alla volante?” Lo sceriffo si gingillò con un lapis, facendolo roteare velocemente fra le dita finchè non gli sfuggì di mano, “stia tranquillo sceriffo, saranno andati a farsi una bevuta, c’è da capirli, stare di ronda tutta la notte è faticoso, vedrà che fra poco saranno loro a chiamarci” disse Rudy mentre si dondolava all’indietro con la sedia in un gioco di equilibrio precario, “fra poco il mio turno è finito, me ne torno a casa a fare una bella doccia e poi a nanna” Oliver lo guardò con un po’ di invidia “io invece devo rimettere a posto la scheda di quello spacciatore che abbiamo beccato cinque giorni fa” “ah quello con la cicatrice in faccia? Mamma mia ha un grugno che fa schifo nemmeno nel Bronx hanno una faccia come la sua” disse Rudy continuando a dondolarsi.

Rudy aveva finito col suo giochetto da equilibrista e si stava già infilando le chiavi di casa in tasca per andarsene quando la porta della stanza si aprì di colpo, sulla soglia apparvero tre uomini impauriti. Rudy restò col cappotto in mano sbalordito da quell’ improvvisa entrata, mentre lo sceriffo si alzò in piedi dopo pochi secondi “aiutateci abbiamo un ferito!” Lo sceriffo andò subito a prendere una sedia dove Arthur venne presto posato dai due amici. “Raccontateci cosa vi è successo” Rudy si era già ripreso dalla sorpresa dei nuovi arrivati “veniamo dal circolo American eagles… è scoppiato l’inferno… erano tanti… non so come spiegare è stato orribile… ci sono molti morti, noi siamo vivi per miracolo” disse Ramsey guardando gli agenti in faccia, lo sceriffo incrociò le braccia sul petto ed assunse un’espressione cupa “maledetti delinquenti, d’altronde le rapine aumentano sempre di più, li avete visti in faccia o avevano il passamontagna?” I tre si guardarono in faccia per decidere chi avrebbe rivelato per primo che non si trattava di umani.

Brandon si avvicinò ad Oliver “non erano uomini sceriffo!” Oliver lo guardò con sorpresa poi Ramsey continuò: “è vero sceriffo! Non erano uomini normali, erano…” prese fiato “erano morti viventi” lo sceriffo non riusciva a credere alle sue orecchie, gli scappava perfino da ridere, è certo che in tutti quegli anni di lavoro ne aveva viste di tutte ma quella gli sapeva di presa per i fondelli “ragazzi io capisco che siete rimasti scioccati, ma…” il telefono squillò per due volte ed Oliver fece cenno al suo assistente di rispondere. “Ufficio dello sceriffo… sono il suo assistente…come? Quanto tempo fa? Non è possibile… chi ha trovato i corpi? Ok manderemo una volante subito” Rudy riagganciò “hanno ucciso due uomini alla pompa di benzina, il proprietario e un ragazzo che lavorava li, ma ci sarebbe…” Rudy deglutì “forza amico sputa il rospo che qui stanotte diventiamo matti” disse Oliver spazientito, gli uomini fremevano nell’attesa di una risposta “i corpi trovati sono dissanguati sceriffo, come se qualcuno glielo avesse preso fino all’ultima goccia” “ma che cazzo succede qui? Mandiamo subito una volante, poi andremo di persona, intanto curiamo questo ferito”.

Rudy si diresse verso la cassetta del pronto soccorso e tirò fuori una garza sterile, del disinfettante, un paio di forbici ed arrivò davanti al dolorante Arthur, senza dire nulla, prese la gamba ferita, aprì il gambule semi lacero dei jeans ed osservò la ferita: era simile al morso di un animale, già infetta, circondata da un alone rossastro tipo infiammazione, da un lato colava del liquido giallastro. Rudy si tappò la bocca con visibile disgusto e preparò la garza tagliandola a metà, prese il disinfettante e ne gettò un po’ sopra la ferita, Arthur gridò e si aggrappò alla spalla di Brandon “accidenti che brutta ferita” commentò lo sceriffo avvicinandosi al gruppetto lì raccolto, la ferita fu fasciata alla meglio.

Poco dopo Rudy era diretto con altri tre agenti fatti svegliare d’emergenza alla pompa di benzina dove era successo il fattaccio, appena scesi di macchina videro i vetri infranti “agenti finalmente! Qui è successo un macello, guardate!” Un camionista grasso dai capelli neri ed unti, vestito di una canottiera nera bucherellata stava strillando agli agenti “salve il signor?” “John Sasch, passavo di qui per fare rifornimento di carburante, ma alla pompa non c’era nessuno, cosi ho chiamato a gran voce ma niente… sono sceso ed ho notato i vetri in terra, ho pensato subito ad una rapina, quando sono entrato ho notato questi corpi… erano quasi irriconoscibili”. L’agente Kent prendeva appunti mentre Rudy decise d’incamminarsi verso l’interno del negozio, arrivato sulla soglia vide il pavimento macchiato di sangue ed il corpo del ragazzo vicino allo scaffale dei salatini caduti per metà, si avvicinò timoroso e si infilò dei guanti bianchi in plastica, tirò su la testa del giovane e notò il pallore cadaverico, la pelle era rinsecchita, come se fosse morto da almeno due settimane. Il cadavere non presentava tracce di ferita da arma da fuoco, e nemmeno da taglio. “Ma che cavolo è successo qui” si chiese mentalmente l’agente vagliando ogni ipotesi possibile, ma non trovandone alcuna coerente o vagamente plausibile, notò dopo alcuni accertamenti, due fori sul collo, due strani buchi con del sangue raggrumato intorno, con la mano tremante toccò la zona del collo.

I muscoli di quella zona erano contratti e duri, ed i fori si sentivano al tatto, come due fosse scavate nel terreno “Rudy abbiamo finito con la testimonianza… o mio dio! Che orrore” Rudy si voltò e vide che l’agente O’ Connor appena arrivato stava per vomitare tenendosi premuta una mano sullo stomaco. Rudy allora lasciò ricadere la testa del morto sul pavimento ed usci dal locale. Arrivato alla volante prese la radio “pronto sceriffo? Sono Rudy… qui volante 7 rispondete” “dimmi figliolo, sono tutto orecchi” Rudy prese fiato “li ha trovati un camionista, non abbiamo testimoni, la scena è orribile e sono veramente dissanguati, non ne hanno più nemmeno una goccia in corpo” lo sceriffo esitò per un momento, poi riprese in mano la situazione “ok Rudy lascia degli uomini appostati lì, fagli fare tutti i rilevamenti necessari, impronte digitali ecc… tu poi torna qui” “ricevuto” riagganciò e lo sceriffo guardò i tre uomini nel suo ufficio con un’espressione triste.

“Signori quì si mette male, abbiamo verificato che la telefonata che avevamo ricevuto era vera, non si tratta della solita rapina, per ora tutte le ipotesi sono al vaglio” Brandon guardò o sceriffo “forse sarebbe meglio portarlo in ospedale” Oliver guardò la fronte imperlata di sudore di Arthur “ok posso portarvi io con una volante seguitemi”. L’auto dello sceriffo viaggiava nella notte a velocità sostenuta “aiuto i mostri… no vi prego lasciatemi in pace! Via… via…” Arthur delirava seduto sul sedile posteriore dell’auto di Oliver “il vostro amico sta peggiorando a vista d’occhio” Brandon gli passò una mano sulla fronte bagnata di sudore “ve l’abbiamo detto sceriffo, quelli non erano uomini, per una qualche ragione i morti sono tornati in vita, forse è il giorno del giudizio” Ramsey adesso la buttava sull’apocalittico e lo sceriffo gli diede una rapida occhiata dallo specchietto interno. L’auto stava percorrendo una strada poco illuminata circondata da alcuni campi di grano, Arthur cominciò ad agitarsi, come in preda a delle violente convulsioni “mio dio sceriffo lo stiamo perdendo” Ramsey andò nel panico, e Brandon si accorse che quella che prima si poteva chiamare gamba ferita adesso era un arto in cancrena, completamente corrotto, Arthur si piegò in due e poi ricadde all’indietro sul sedile.

Brandon mise subito l’orecchio sul suo petto “l’abbiamo perso! Ragazzi è morto!” Ramsey stentava a crederci e gli tastò il polso, niente. Lo sceriffo diede una rapida occhiata ai due dietro e quando tornò con lo sguardo sulla strada vide proprio in mezzo due figure dai vestiti laceri e dagli occhi spenti “porca vacca!” Oliver sterzò improvvisamente, e dopo aver lasciato svariati dollari di gomme sull’asfalto finì contro un lampione, il cofano abbracciò il palo che si inclinò vistosamente, ed Olver sbattè la testa sul volante, mentre Ramsey e Brandon se la cavarono con qualche livido. Arthur cadde in avanti senza vita ripiegato su sé stesso, dopo un paio di minuti Ramsey scosse il guidatore “sceriffo mi sente? Usciamo di quì, si svegli!” Il giubbotto con le frange di Ramsey brillava alla luce lunare, quella stessa luce che gettava ombre spettrali sull’asfalto.

Oliver aprì lentamente gli occhi e sentì di avere un grosso cerchio alla testa come se gli fosse piombato un mattone sul cervello “io… ma cosa… volevo evitare quegli uomini… oohh” Brandon scese aprendo lo sportello che cigolò e fece uscire lo sceriffo sorreggendolo. “Sceriffo è sicuro?” Anche Ramsey scese rapidamente dall’auto dopo aver abbracciato per l’ultima volta Arthur “sicuro di cosa ragazzo?” “Che in mezzo alla strada ci fosse qualcuno” Disse Brandon guardandosi rapidamente attorno “mi erano sembrati tre uomini” Ramsey osservò il campo di grano, le spighe ondeggiavano sotto la luna come un mare in tempesta, “poteva andarci anche peggio, siamo stati fortunati, peccato per l’auto, speriamo che almeno la radio funzioni…” dentro il veicolo il corpo di Arthur ebbe un sussulto.

La vetrina del negozio del vecchio Henry rifletteva la faccia di Eric che a voce alta faceva un breve inventario “fucili a pompa, pistole, alcuni uzi, quattro fucili da caccia…” si fermò per un momento ” poi il resto non riesco a vederlo, d’altronde l’interno non è illuminato” Eric si voltò verso gli altri “ma, è illegale entrare…” tutti gelarono, Howard con lo sguardo “ok, come non detto, ma come facciamo?” Eric prese le chiavi del furgone e le mostrò ad Howard “ci penso io” montò nel furgone, e col sorriso sulle labbra accese le luci “spostiamoci ragazzo” George prese Bill per un braccio ed Amanda li seguì insieme ad Howard. Eric diede gas a tutta potenza “ok Henry, scusaci per la tua vetrina ma non vogliamo farci sbranare le chiappe da quei cosi” partì in quarta ed entrò nella vetrina. Fece un gran fracasso e scese poi dal mezzo stando attento ai vetri che erano sparsi ovunque, gli altri entrarono in maniera ordinata e con un pizzico di timore, soprattutto Amanda che in vita sua non si sarebbe mai sognata di fare qualcosa di illegale, Howard una volta dentro tastò la parete sinistra facendo scorrere le dita alla ricerca di un interruttore, per alcuni istanti sentì solo la ruvida parete contro i suoi polpastrelli, poi fece scattare la levetta ed il negozio si illuminò.

L’interno era abbastanza ampio, vicino alla vetrina sfondata si trovava il registratore di cassa, alle pareti erano disposti in ordine di calibro una gran quantità di fucili, nel bancone in fondo erano disposte armi da taglio fra cui coltelli da caccia, asce bipenne, alcuni machete per avventurieri nella giungla ed una serie di balestre con attaccato un cartellino rosso che indicava uno sconto del trenta per cento. Eric si diresse sul fondo, verso una vetrina che conteneva quattro fucili a canne mozze “questi ci sarebbero utili” George prese l’estintore rosso da terra, “spostatevi” lanciò con precisione centrando il centro della vetrina, i pezzi di vetro andarono sparsi un po’ in terra e un po’ sul rivestimento di stoffa verde alla base del quadrato che conteneva le armi. Si avvicinò ai fucili e ne prese uno in mano “bene ragazzi servitevi pure siamo al supermarket delle armi” anche Eric ne prese uno, passò una mano sulla canna compiaciuto poi provò a mirare ad un immaginario bersaglio. Howard andò dalla parte delle pistole e prese in mano una magnum quarantaquattro “sono sei anni che non vado al poligono di tiro” “beh… di sicuro adesso potrai esercitarti con tanti bersagli la fuori, ma attento, se sbagli mira, sei morto” disse il pensionato ad Howard che continuava ad ammirare il cannone che aveva in mano “non perdiamo tempo gente! Facciamo la spesa e andiamocene!” Disse Eric prendendo un altro fucile “tieni ragazza dacci dentro anche tu!” Amanda spaesata cercò di afferrare il fucile lanciatole mancandolo, l’arma finì a terra.

“Hei piano! Che modi sono! E poi io non so usare quei cosi!” Eric le si avvicinò col fucile in mano “non ti preoccupare, è come il sesso cara, basta solo cominciare a prenderci la mano…” Amanda rispose con un sorrisetto ironico “che stronzo” pensò raccogliendo il fucile da terra. George si stava mettendo a tracolla un machete mentre Bill lo osservava curioso con un’espressione del tipo: lo voglio anche io: “Hei questo no è troppo pericoloso per te, potresti farti molto male, vogliamo riportarti sano e salvo dai tuoi” Eric si avvicinò ai due “che succede qui? Io penso che anche il nostro Bill nonostante la sua giovane età abbia diritto a difendersi come tutti noi” gli altri lo guardarono, Amanda accennò una risposta “ma non possiamo…” “dicevo” Eric riprese con tono deciso “vorrà dire che gli farò un corso accelerato di tiro, tieni qua ragazzo” gli mise in mano una pistola di piccolo calibro ed il ragazzo sorrise “grazie Eric tu sì che sei forte!” L’uomo gli sorrise mentre i suoi occhi brillavano alla vista della pistola nelle sue mani.

Sid e Mattew si stavano scatenando in pista, il dj era impegnato a passare un brano dopo l’altro, mentre Andrew stava parlando con una ragazza bionda “bel posto eh? Ci vieni spesso?” La ragazza alzò leggermente le spalle “circa una volta al mese, sai io faccio la commessa in un negozio di abbigliamento, lo stipendio è quello che è” Andrew bevve un sorso del suo drink “io invece sono qui con degli amici” disse indicando i due in pista che gli salutarono con la mano “io invece sono con un’amica” la ragazza indicò una bruna vestita di azzurro che ballava ai margini della pista con un tipo biondo dai capelli ingellati. Fuori dal locale c’era una fila interminabile di persone in attesa “dai vogliamo muoverci?” Un tizio con una giacca scura cominciava ad imprecare, ma gli uomini della sicurezza sembravano impassibili, continuando a far entrare gente col contagocce. Improvvisamente una folata di vento gelido stemperò gli animi dei discotecari in attesa e dalle ultime file si levarono grida di protesta” che modi!” “Fermateli!” Ukras si faceva largo fra la folla a suon di spintoni e spallate, seguito dal suo gruppo di vampiri. Arrivato davanti agli uomini della sicurezza li guardò freddamente ma il buttafuori sentenziò: “amico smamma o chiamo la polizia” il grosso uomo dai notevoli bicipiti (frutto di ore ed ore di palestra, nonché di potenti dosi di steroidi) cercò di dare una spinta ad Ukras che si mosse di poco o niente.

Altri due vampiri affiancarono Ukras sfoderando i canini “ma come cavolo vi siete conciati? Quì non siamo ad una festa in maschera” gli altri due buttafuori cominciarono a ridere “guardali come sono ridicoli! Il costume da vampiro era già passato ai tempi di mio nonno” disse il bestione sulla destra con una maglietta nera attillata ed un grosso orologio d’oro al polso. Il vampiro che affiancava Ukras sulla destra venne attaccato da un tizio in fila con una ridicola camicia verde “ma chi credete di essere, mettetevi in fila come gli altri” il succhia sangue vicino ad Ukras gli mise una mano in faccia “stai un po’ zitto tu” e strinse forte come una morsa, il tizio si sentì le dita fredde come ghiaccio premere con sempre maggior forza sulla sue tempie “adesso basta diamogli una lezione” il buttafuori avanzò verso Ukras che evitò il primo pugno con facilità. Del sangue cominciò a colare dalle tempie del tizio stretto nella morsa “ahhh lasciami!” L’uomo cominciò ad implorare, ma il non morto con spietata precisione, affondò le dita fin nel cervello, l’uomo stramazzò al suolo.

Nella fila in attesa il panico si diffuse rapidamente, i vampiri strinsero gli uomini in una morsa accerchiandoli, il buttafuori rimasto cercò di entrare dentro per chiamare aiuto ma Ukras lo prese per il collo “ora assaggeremo il vostro sangue” Ukras sferrò un violento pugno all’uomo che si ritrovò un buco nello stomaco “ahhh…” ebbe appena il tempo di soffrire un po’ che già era riverso al suolo. Nell’ultima fila un trio di vampiri stava massacrando delle ragazze che inutilmente cercavano di fuggire “vieni qua bellezza” il vampiro dai ricci capelli e dagli occhi azzurri, vestito con un abito da fine ottocento con tanto di orologio cipolla nel taschino, l’abbracciò in una stretta mortale, i due ora sembravano una coppia di amanti da tragedia shakespeariana. La ragazza cercava di divincolarsi da quella stretta mortale, battendo inutilmente i pugni contro il petto marmoreo del vampiro “qualcuno mi aiuti! Non voglio morire così!” il vampiro sfoderò le sue unghie affilate come rasoi, estraendo poi da una tasca interna del cappotto un bicchiere di cristallo. Con una rapidità fulminea recise la gola della poveretta prendendola poi per i capelli avvicinando la coppa alla sua gola “è proprio l’ora di farsi un bel bicchierino direttamente dalla fonte” il calice si riempì in fretta, gli occhi della giovane si rovesciarono mostrando il bianco.

Una volta gettata via la ragazza alzò la coppa alla luna, il cristallo scintillò alla luce del lampione, se lo portò alle labbra e bevve un sorso “ahh… buonissimo… così non lo bevevo da tempo, ha tutto un altro sapore rispetto a quello degli ospedali” poi appoggiandosi al muro decise di godersi il massacro sorseggiando il suo drink. Alcuni ragazzi cercavano disperatamente di fuggire ma furono ripresi da quattro vampiri che li fecero a pezzi, sulla sinistra invece un tizio in blue jeans e camicia hawaiana cercava di difendersi alla meno peggio, era un tipo alto e robusto che stringeva i pugni ed invitava i mostri a farsi sotto. Un vampiro magro e dal volto pallido gli si avvicinò minaccioso ma l’uomo lo colpì violentemente con un sinistro ben assestato che lo fece rotolare a terra col naso rotto “avanti bastardi chi è il prossimo?” Un vampiro alto e dal mantello scuro che si trovava sulla sinistra distante dall’uomo udite quelle parole spiccò un salto e gli si parò davanti “ne vuoi anche tu bestiaccia?” L’uomo caricò il sinistro e lo scagliò in direzione del volto, il vampiro lo schivò con facilità arretrando di qualche passo. L’uomo allora si rimise sulla difensiva continuando a mostrare i pugni come un pugile sul ring “vedo che abbiamo un osso duro qui” disse il vampiro preparandosi al nuovo scontro “mi piacciono le sfide umano! Vediamo quanto ci metto ad ammazzarti” anche il vampiro strinse i pugni come un pugile preparandosi all’attacco.

L’uomo cominciò a girargli intorno “ho fatto boxe per dieci anni… ne ho mandati tanti al tappeto” il vampiro cercava di tenerlo a distanza “mi chiamavano il tornado di Gregory Street, ti farò sputare i canini” ripartì all’attacco, ma il vampiro schivò il sinistro piegandosi lateralmente “ora tocca me” il vampiro avanzò frontalmente e sferrò un pugno d’acciaio allo stomaco dell’uomo che si piegò per il dolore “non male bestiaccia ma sono ancora in piedi” l’uomo barcollò ma non cadde. Il pugile studiava le mosse del vampiro, che adesso partiva nuovamente alla carica, un sinistro sibilò vicino alla guancia dell’uomo che piegandosi restituì il favore allo stomaco dell’avversario “sembra di colpire un muro di mattoni” pensò l’uomo mentre il vampiro arretrava accusando un po’ il colpo. “Bravo sei abile, ma non ce la farai” il vampiro avanzava nuovamente. L’uomo si sentì arrivare un pugno in faccia pesante come un mattone e barcollò “questo lo hai accusato amico” il vampiro preparava un nuovo attacco, il pugile sferrò un sinistro che il vampiro schivò con agilità, rispondendo un secondo dopo con un dritto allo stomaco da paura.

Il “tornado” stava per svenire “colpo di grazia! Colpo di grazia!” Urlava un vampiro vicino a lui, il pugno arrivò. La testa dell’uomo si staccò violentemente dal suo corpo con un fiotto di sangue roteò in aria volteggiando dalle parti del vampiro col bicchiere di cristallo che al volo la calciò mandandola direttamente in un bidone dell’immondizia “goal…umani zero … vampiri uno” finì il suo drink di sangue e si rimise il bicchiere nel taschino interno.

Ramsey respirava a fondo l’aria notturna osservando lo sceriffo che aveva un’espressione smarrita “ragazzi, l’auto è andata” disse Brandon sconsolato guardandosi attorno, lo sguardo dello sceriffo finì sul campo di grano a lato, le spighe si muovevano al ritmo del vento che trasportava una puzza appena percettibile. Il corpo nell’auto ebbe un altro sussulto e di seguito mosse un braccio “sceriffo cosa facciamo?” Chiese Brandon avvicinandosi “direi che con la radio possiamo chiamare Rudy che con un’altra volante può venire a prenderci” lo sceriffo si diresse verso l’auto pensando alla leggera puzza di prima, attribuendo tutta la faccenda a qualche fertilizzante usato dai coltivatori nei campi. Lo sportello cigolò lievemente e lo sceriffo si mise a sedere al posto di guida dando un’occhiata al cadavere, gli sembrava che avesse leggermente cambiato posizione, tuttavia non poteva essere certo di questa affermazione visto il trambusto di prima, allora con calma prese la radio, ma sentì sovrapporsi un’altra mano gelida alla sua, si girò di lato e vide Arthur con la bava alla bocca come un cane rabbioso, gli occhi quasi fuori dalle orbite ed una chiazza nera sulla parte destra della faccia che non prometteva nulla di buono. Lo sceriffo ritrasse istintivamente la mano “ragazzo, sei ancora vivo?” Arthur lo guardò per un istante, prima di far uscire dalla sua gola un ringhio. Oliver capì che qualcosa non andava, ancora la sua mente non aveva razionalizzato tutto, ma il suo istinto lo invitava a scivolare piano fuori dall’auto. “Aiuto ragazzi!” I due si girarono in direzione dello sceriffo che era fuori dall’auto con una mano vicina alla fondina della pistola, nel mentre Ramsey, guardò ancora nel campo che si estendeva accanto alla strada scorgendo adesso, in maniera distinta un gruppo di figure minacciose che avanzavano inesorabili, il tanfo era più pungente che mai. Ramsey e Brandon corsero verso lo sceriffo che adesso aveva estratto la pistola e la stava puntando con incredulità dei due verso Arthur “sceriffo che cazzo sta facendo con quella pistola?” Lo sceriffo non staccò gli occhi dal bersaglio “lasciatemi fare! Non è più il vostro amico quello, è… qualcos’altro!” Ramsey non riusciva a capire, fin quando non vide Arthur o quello che rimaneva, barcollare verso lo sceriffo, “Arthur ma come… ma cosa… mio dio” ora lo vedevano chiaramente, riconoscevano l’abominio in cui l’amico si era tramutato, e percepirono il pericolo nell’aria. Brandon diede un’occhiata dietro e vide adesso chiaramente il gruppo di zombi affamati uscire dal campo dirigendosi verso di loro, lo sceriffo prese la mira concentrandosi per non far tremare la mano “ancora un altro passo, così… piano” lo sparo partì ferendo Arthur al petto facendolo cadere a terra. “Arrivano sceriffo scappiamo!” Ramsey era in preda al panico ed Arthur si rialzò con grande stupore dello sceriffo “ma… come accidenti è possibile? Non può rialzarsi così come se nulla fosse, ma cosa è diventato?” “Morto vivente sceriffo, morto che cammina ed è affamato di carne, della nostra carne!” Le parole di Ramsey allarmarono ancora di più lo sceriffo “alla testa mio dio! Miri alla testa!” Gli altri zombi erano a pochi metri da loro, lo sceriffo prese nuovamente la mira.

Arthur con uno scatto repentino arrivò davanti allo sceriffo, ma Brandon che lo seguiva con lo sguardo meglio di un segugio lo placcò tipo giocatore di football scaraventandolo a terra. Ramsey cominciò ad allontanarsi dalla scena invitando lo sceriffo e l’altro a seguirlo lontano da lì “presto via! Non ce la faremo mai! Scappiamo!” Lo sceriffo prese di nuovo la mira e questa volta non sbagliò. Il proiettile si infilò dritto nella fronte di Arthur che roteò gli occhi all’istante mostrandone il bianco, Ramsey e Brandon stavano già affrettando il passo, praticamente correvano “sceriffo! Alle sue spalle!” Oliver si girò di scatto con la pistola ancora fumante nella mano destra che adesso non tremava più, ma era ferma e decisa a sopravvivere, “buon dio…” Oliver indietreggiò e vide che i morti erano molto vicini. Non si perse d’animo, cominciò a correre con i cadaveri alle calcagna e cercò di raggiungere gli altri che correvano lungo la strada. Si voltò indietro un’ultima volta e sparò un colpo che miracolosamente andò a segno “venderemo cara la nostra pelle, luridi bastardi” il cadavere cadde con il cranio fracassato dal proiettile e non si rialzò più, ma gli altri continuavano minacciosi la loro avanzata. Una volta raggiunti gli altri due si sentì sollevato, ”che facciamo?” Chiese Brandon col fiatone “io direi… uff… direi di dirigerci verso quella piccola fattoria in mezzo ai campi” disse Ramsey indicando l’abitazione in mezzo alla natura nella quale si intravedeva una luce che usciva dalle finestre che sembravano gli occhi di un gufo nelle tenebre “ok muoviamoci allora” disse lo sceriffo sudato e stanco.

Daniel Cameron non aveva molto sonno quella sera, a quest’ora della notte si agitava ancora nel letto, e la breve mezz’ora in cui si era leggermente assopito aveva sognato male, un incubo, ma non ne ricordava neppure un pezzettino. Adesso era girato a pancia in sù e pensava alla casa al mare, ai suoi ricordi d’infanzia. In quella casa conservava bei ricordi: il profumo di salsedine che entrava dalle finestre, sua nonna che preparava le conserve di pesca, e suo nonno che lo sfidava sempre agli scacchi, ricordi di una vita, di un’ infanzia felice. Tossì leggermente girandosi poi su un fianco “che c’è caro, non riesci a prendere sonno?” La voce di Kelly lo colpì, pensava che stesse dormendo da un paio d’ore “non ti preoccupare cara, pensa a dormire tu, io non ho molto sonno” sua moglie diede una rapida occhiata alla sveglia sul comodino dove si vedevano nel buio i numeri rossi “se vuoi vado in cucina e ti preparo una tisana” ci pensò su un attimo “no cara non ti preoccupare” Daniel si mise a sedere sul letto e si sgranchì un po’ “vado un attimo in bagno cara, torno subito” posò i piedi a terra ed il contatto col pavimento freddo gli fece fare una leggera smorfia. Camminando nel buio uscì dalla camera e si diresse nel corridoio dove svoltò a destra e aprì la porta del bagno accendendo poi la luce, il grande specchio del bagno rifletteva la sua immagine, si guardò riflesso col pigiama a righe e si passò una mano sul mento ancora da radere. Una volta terminati i suoi bisogni spense la luce e ripercorse il corridoio, stavolta però l’amore di padre lo spinse verso la camera di suo figlio, spostò piano la porta socchiusa ed entrò nella camera da letto. Si fece avanti in punta di piedi, notò subito la finestra aperta e pensò che Bill si fosse semplicemente dimenticato di chiuderla, così sempre nel silenzio più assoluto la chiuse senza far rumore, poi si voltò e vide la sagoma di suo figlio sotto le coperte, si avvicinò al suo letto e gli carezzò la testa ma c’era qualcosa di strano, le sue dita vennero a contatto con dei capelli ricci quasi annodati e Bill aveva sempre avuto capelli lisci come l’olio, passato lo stupore alzò la coperta. L’orso di peluche mostrava i suoi occhioni luccicanti ai raggi della luna che filtravano dalla finestra, Daniel stupito accese la luce “Cara! Nostro figlio non è in camera se n’è andato!” Kelly scattò in piedi dal letto come un robot che esegue un ordine e raggiunse la camera; vide suo marito in piedi con un lembo di coperta sollevato che mostrava il pupazzo nel letto “ma dov’è andato? A quest’ora della notte!” “Non so…” rispose il marito “ma andrò a cercarlo subito” disse Daniel superando la moglie e tornando in direzione della loro camera.

La creatura alata vagava per i cieli di Little Hope con le fauci spalancate dalle quali colava una bava verdastra, si stava dirigendo a sud-est in direzione della zona campeggio aumentò il ritmo del battito delle ali ed arrivò a destinazione in meno di dieci minuti. Nel campo regnava la tranquillità, una serie di tende erano piantate in terra, e dall’interno di alcune si sentiva provenire un leggero brusio, frutto delle chiacchere degli amici prima del sonno, nella parte centrale c’era ancora un fuoco acceso sul quale giravano infilzati da alcuni ramoscelli di fortuna, una serie di marsh mallows quasi pronti. Intorno al fuoco un gruppo di ragazzi chiacchieravano allegramente “che fortuna ho avuto al lago l’altro giorno! Così! Era grossa così vero Leonard?” Il ragazzo mimò con le mani la grandezza del pesce, “già, ci hai messo un sacco di tempo a tirarla su, ma poi… era veramente buona quando l’abbiamo cucinata” Leonard guardò le facce degli altri illuminate dalla fiamma del fuoco acceso e vide che l’interesse cresceva sempre più, dato che tutti i presenti erano più o meno appassionati di pesca. La creatura dall’alto fu attratta dal fuoco e decise di atterrare nei pressi, finì dunque con le zampe sopra un gruppetto di pietre facendone rotolare un po’ “hei… avete sentito?” Tutti si girarono verso Leonard “no cosa dovevamo sentire?” Disse un ragazzo che giocherellava col suo coltello multiuso “come… un rumore di qualcosa che rotola giù, delle pietre forse” disse Leonard sull’attenti “dai Leonard rimettiti a sedere che non c’è niente, al massimo sarà stato qualche animale, un cervo forse, ce ne sono tanti da queste parti… a proposito! Mio zio ci viene spesso a caccia qui! Ha un fucile che è uno spasso, fa dei buchi che sembrano crateri!” Leonard dopo essersi guardato attorno si rimise comodamente a sedere. La creatura si muoveva nel buio sfrecciando in piedi sulle zampe fra gli alberi, ed arrivata in prossimità dei ragazzi intorno al fuoco si fermò un istante ad osservare la scena: alcuni si erano alzati per salutare gli altri un’ultima volta prima di coricarsi, altri invece non ancora stanchi proponevano una partita a carte accompagnata da una limonata fresca, la creatura uscì dagli alberi e spalancò le ali sulle quali si rifletteva la luce del fuoco.

I ragazzi che gli davano le spalle non si erano accorti ancora di niente, ma osservando l’improvvisa espressione di terrore nelle facce degli altri capirono che qualcosa non andava, Leonard indicò la cosa alle spalle degli amici “lì ragazzi… scappate!” I ragazzi rimasero imbambolati non capendo ciò che succedeva, uno di loro che indossava una maglietta bianca con il simbolo dello stato della California sul petto ebbe il coraggio di alzarsi lentamente in piedi e girarsi. Lanciò un grido di paura e fu allora che anche gli altri la videro, grande e minacciosa che agitava le ali alle loro spalle, i ragazzi cominciarono a scappare in maniera disordinata e chiamando aiuto, cercando di svegliare quelli che dormivano. Il grande mostro acchiappò un ragazzo mordendolo ad una spalla da cui sgorgò del sangue che gli sporcò la maglietta, poi con uno scatto la creatura gli morse la testa buttandolo giù dopo averlo masticato un po’ “aprite! Forza, qualcuno ci aiuti!” Un ragazzo stava bussando alla porta di una roulotte vecchio modello nella quale un signore baffuto di mezza età aprì gli occhi brontolando: “il prossimo anno non ci torno in questo campeggio! Maledetti ragazzini, non c’è mai modo di riposare! Arrivo! Un attimo!” Quando aprì la porta pensava di stare ancora sognando, ma il sogno si era tramutato in un incubo terribilmente reale. Il signore si stropicciò gli occhi per un momento “porca vacca” vide la creatura alata dalla cui bocca usciva un braccio che terminava con un pugno chiuso evidentemente colto nell’ultimo atto di bussare, la creatura mandò giù il boccone e poi passò sopra la roulotte del signore che rimase schiacciato dagli artigli del mostro che subito dopo afferrò un altro camper e lo scaraventò verso l’area dei servizi igienici. Lo schianto fu terribile e le pareti che racchiudevano il cessetto si aprirono come i petali di un fiore mostrando un ragazzo che stava facendo i suoi bisogni. Il giovane si guardò attorno spaesato non riuscendo a capire dove fossero finite le quattro pareti che fino a poco fa lo circondavano, poi alla vista del terribile animale cominciò a tremare, il mostro gli si avvicinò a grandi passi, ed una volta giunto davanti a lui cominciò ad annusarlo “ma dove sono finito? C’è una candid camera?” Fu l’unica spiegazione razionale che la mente del giovane riuscì a partorire, il mostro gli urlò in faccia mandandogli i capelli in disordine, ed il ragazzo chiuse istintivamente gli occhi, il mostro poi lo addentò in un sol boccone. La creatura cominciò a masticare il suo boccone, ma improvvisamente si trovò in bocca qualcosa di duro e sgradevole che sputò un istante dopo, il cessetto volteggiò in aria finendo sul cofano di un’auto parcheggiata lì vicino, il cui proprietario non riusciva a credere ai suoi occhi, un signore che era lì con la famiglia prese un fucile dal bagagliaio della sua auto “mangiati questi bastardo!” Prese la mira in fretta e centrò il bersaglio: una piccola ferita era spuntata sull’ala destra facendo emettere un grido alla bestia, che roteando la testa in direzione dello sparo vide il suo assalitore.

“Per l’amor di dio caro vieni via da lì!” la moglie che teneva fra le braccia suo figlio implorava l’uomo di scappare via il più velocemente possibile ma l’uomo non sembrava intenzionato a lasciare così presto il campo di battaglia: fuggì in direzione di un gruppo di alberi fitti ed attese dietro di essi. Il grande pipistrello volò nella sua direzione un po’indolenzito dal colpo ricevuto e cercò con le sue fauci l’uomo che stava nuovamente prendendo la mira, un altro colpo partì ma stavolta non andò a segno, fu preso al volo dalle fauci del mostro che lo sputò in terra immediatamente “adesso ti faccio…” si alzò in volo sfiorando la cima degli alberi e vide il suo bersaglio in fondo al centro. Come un jet in picchiata arrivò al bersaglio che scomparve nella sua bocca urlando, il mostro emise un grido acuto e vittorioso, mentre la gente ormai priva di speranza si rassegnava ad essere finita in un terribile girone infernale dal quale non c’era via d’uscita, come un razzo la creatura falciò gli alberi che la circondavano e si alzò in volo piombando come una bomba su un gruppo di roulotte al centro del campeggio, altre cinque persone rimasero uccise dal terribile impatto, ed ormai i pochi superstiti pensavano a ragione di lasciarci le piume. Un gruppo di persone correva all’impazzata senza meta cercando di uscire dal campeggio e cercando rifugio fra gli alberi della foresta, una Ford parcheggiata fu sollevata in aria da una delle terribili zampe e si andò a schiantare su gli ultimi fuggiaschi, fiamme, silenzio e morte ascoltarono il grido vittorioso ed acuto del pipistrello.

Ukras spalancò improvvisamente le porte del Colosseum ed i vampiri entrarono ordinati nella sala da ballo. Il barman smise all’istante di mischiare il cocktail che stava preparando “hei amico che ti prende?” Andrew si voltò e vide le strane figure che erano appena entrate, mentre gli altri non si erano accorti di nulla e continuavano a scatenarsi in pista. Alex tossì ed il drink che stava bevendo gli andò di traverso “hai visto quelli?” Kimberly si girò “ma… da dove saltano fuori?” I vampiri cominciarono a sparpagliarsi un po’ ovunque, un gruppo si diresse verso i divanetti e tre di loro si misero a sedere vicino ad una coppietta che istintivamente si fece più in là, altri invasero la pista da ballo a spintoni “hei… ma che modi sono?” “Ma guarda questi” “melducati… il locale non è vostro” “qualcuno li mandi fuori! Sicurezza!” Le voci si rincorsero l’un l’altra, due vampiri con delle occhiaie più grosse di valigie da viaggio, completamente calvi tipo il Nosferatu di Murnau, vestiti con delle tuniche nere dai bottoni dorati lunghe fino ai piedi arrivarono alle spalle dei dj. “Salve amici immagino che vogliate fare qualche dedica eh? Mettiamo su qualunque pezzo desideriate” i due non risposero subito ma si guardarono a vicenda sorridendo “adesso ci pensiamo noi alla musica, una bella marcia funebre è quello che ci vuole” i dj si guardarono l’un l’altro sbigottiti. Il vampiro a destra strinse il primo dj, poteva sentire il battito accelerato del suo cuore e l’invitante fluire del suo sangue, lo morse nel centro della gola facendolo sanguinare come una fontana, e bevendo avidamente “porca puttana!” L’altro dj cercò di agguantare il microfono per gridare aiuto ma il vampiro a sinistra gli ficcò le unghie nello stomaco. Il dj si piegò sulle ginocchia e mentre la musica continuava a riempire l’ambiente come se nulla fosse, sentì i gelidi canini del vampiro che entravano dentro di lui come lame nel burro, “Ahhh! Guarda laggiù!” Kimberly cominciò ad urlare ed indicare la zona dei dj la cui consolle era piena di sangue, Alex vide la scena e vomitò in terra facendo scansare tre coppiette che ballavano. Quelli che adesso erano i nuovi dj misero sù una lugubre musica che faceva accapponare la pelle: tetra e piena di note dissonati “vai che adesso ci divertiamo!” Ukras si fiondò in pista e prese per il collo Mattew che rimase preda di quella morsa, il panico si era diffuso come la peste “maledizione! Le uscite! Hanno bloccato le uscite!” I più svelti fra la folla si erano già diretti verso le porte sperando di evitare il massacro, altri correvano all’impazzata, un gruppo di ragazzi era finito a terra e stavano per essere calpestati dalla folla impazzita.

Sulla consolle girava su un piatto del giradischi la testa mozzata di uno dei dj, un gruppo di quattro vampiri aveva accerchiato delle persone sul divanetto, alla prima unghiata un rivolo di sangue finì sul candido bianco dei cuscini facendo gridare una ragazza bruna, sulle sue guance color pesca si aprì uno squarcio. Uno dei ragazzi scattò in piedi ma il vampiro al centro vestito con un cappotto nero da fine ottocento lo ributtò sul divano con un braccio “non ti muovere coglione… sarai il nostro pasto” i vampiri scattarono all’unisono sulle persone strette al divanetto come uno sciame di api sul miele, il divanetto ora era di un rosso acceso, completamente imbrattato di sangue. Alcuni vampiri avevano ucciso i baristi e si erano sostituiti a loro “prego signori cosa possiamo servirvi?” I clienti che prima erano sugli sgabelli al bancone erano tutti riversi a terra morti ed al loro posto c’erano alcuni vampiri “gradirei un gruppo sanguigno A” disse il vampiro dagli occhi di ghiaccio “per me invece un tipo 0” il nuovo barman sorrise, e si mise subito all’opera recidendo la giugulare di due disgraziati che imploravano pietà. Il sangue riempì i bicchieri e dopo aver shakerato ben bene, facendo anche un paio di acrobazie lanciando i bicchieri in aria e riprendendoli con le mani dietro la schiena,  posò i bicchieri sul bancone lucido ed i due li presero ringraziandolo. “Hei Akilas, ma lo sai che questo tipo 0 è ottimo?” Akilas osservava il massacro con le gambe accavallate sullo sgabello “Eh sì caro Dresis il sangue di questi ragazzi è ottimo, ma dobbiamo ringraziare anche il tocco di classe che il nostro barman ha aggiunto” il vampiro dietro al bancone era intento a succhiare il sangue di un tizio che stava cercando una via di fuga e che adesso stava perdendo i sensi. Kimberly ed Alex si guardavano intorno in cerca di un’uscita “vieni andiamo per di qua muoviamoci”. La prese per mano e si sistemarono dietro un divanetto isolato in fondo alla sala, Kimberly notò che vicino al divanetto c’era una ragazza dai capelli rossi tutti scompigliati che giaceva priva di vita con una parte del volto sfigurata, fece per lanciare un grido ma la mano di Alex le tappò la bocca “non dobbiamo farci scoprire adesso, guarda laggiù” la mano del giovane la forzò a guardare in fondo a sinistra “vedi? Lì ci sono i bagni, possiamo tentare di raggiungerli e chiuderci dentro, aspettando che se ne vadano, se siamo veloci dovrebbe andare tutto bene” la mano di lui si staccò dalla sua bocca “ok… ti seguo, credo di farcela” Alex avanzò a quattro zampe fino al limite del divanetto.

Notò che la maggior parte dei vampiri era adesso concentrata ad uccidere quelli sulla pista da ballo, ed il tratto da lì ai cessi era quasi sgombro, fatta eccezione di un vampiro chino a succhiare il sangue di una persona stesa in terra semi-inerte “pronta?” La ragazza rispose con un cenno della testa “allora via!” Alex scattò in piedi, cominciò a correre, aveva la fronte sudata e l’adrenalina cominciò a salire come un mare in tempesta, diede una rapida occhiata alla pista da ballo che si era trasformata in un mattatoio e vide corpi mutilati a terra, Kimberly lo seguiva come la sua ombra “Alex attento!” Vicino al limite sinistro del bancone il vampiro chino si alzò improvvisamente e scattò verso i due. La prima cosa a cui Alex pensò fu l’incolumità di Kimberly, vide un’ombra nera scattare verso di lei, era il non morto che prima aveva intravisto, girato di spalle, evidentemente adesso cercava altro sangue, sangue fresco. Alex mise subito in moto il suo cervello con una rapidità insolita, quella rapidità che gli esseri umani tirano fuori con freddezza nei momenti disperati, erano quasi oltre il bancone quando una mano fredda sfiorò il collo della giovane “Alex!” Voleva il suo aiuto, avrebbe voluto che Alex fosse un cavaliere delle favole che veniva a salvarla con una spada di fuoco galoppando un destriero alato. Ma queste non erano le fiabe che la nonna le raccontava prima di dormire, questa era la realtà di una serata in discoteca tramutatasi in una trappola mortale. Alex afferrò un coltello che stava sul bancone stringendolo nel palmo della sua mano sinistra, il vampiro aveva occhi solo per la giugulare della sua ragazza che adesso teneva per i capelli, il colpo arrivò secco sul suo avambraccio, tanto violento da fargli mollare la presa. La ragazza si spostò in avanti sentendosi libera, il vampiro osservava con rabbia la ferita sanguinante ed osservando Alex si stracciò la manica e leccò il sangue che colava “non mi piace il sapore del mio sangue…” la sua lingua serpentina saettava sullo squarcio “il mio sangue sa di marcio, di morte, voglio assaggiare il tuo!” Il vampiro scattò verso Alex “scappa nei bagni presto!” Alex sussurrò queste parole nell’orecchio della giovane che corse subito in quella direzione. (CONTINUA RAGAZZI ! ALLA PROSSIMA!)

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