REGIA: DANNY BOYLE

ATTORI: ALFIE WILLIAMS, JODIE COMER, AARON TAYLOR-JOHNSON

REPERIBILITÀ: ALTA

GENERE: HORROR

ANNO:  2025

Torna il regista inglese Danny Boyle (“28 giorni dopo”, “Trainspotting”, “The millionaire”) e lo fa con un nuovo capitolo della sua saga post apocalittica iniziata con “28 giorni dopo” questo terzo capitolo vede un’Inghilterra completamente preda del pericoloso virus che tramuta le persone in una sorta di zombi preda di una particolare forma di rabbia trasformandole in folli assetati di sangue. Ormai il regno unito è abbandonato a se stesso, in questo scenario post apocalittico una comunità si è attrezzata per sopravvivere costruendo una roccaforte su una piccola isola (precisamente Lindisfarne) collegata alla terraferma da una striscia di terra che viene coperta in caso di alta marea, Qui vivono il ragazzino Spike e la sua famiglia, con una madre preda di malattia mentale e suo padre Jamie il quale un giorno decide di portarlo con se per un giro sulla terraferma a caccia di contaminati da uccidere. Questo ormai è una sorta di rito di passaggio all’età adulta che ogni adolescente dell’isola è costretto a fare dopo l’autorizzazione della comunità, un giorno dopo il famoso giro al ragazzetto viene in mente l’idea di curare sua madre grazie all’aiuto di un fantomatico dottore pazzo di cui ha sentito parlare, ma dopo il divieto da parte di suo padre, Spike decide di avventurarsi con la madre sulla terraferma. Parliamo del terzo film di una saga di successo, un prodotto sulla falsa riga dei film di zombi americani ma tutto e fieramente europeo uno dei pochi prodotti di questo tipo veramente in grado di competere col colosso chiamato America. Questo nuovo capitolo ci mostra subito uno scenario apocalittico con una buona sequenza all’interno di una chiesa dove un prete che parla dell’apocalisse viene sbranato dai “vaganti” e con questa atmosfera apocalittica ereditata dagli altri due film entriamo senza preamboli subito nel vivo della vicenda, abbiamo due mondi contrapposti l’isola con la sua comunità asserragliata in un  fortino e la terraferma piena di contaminati. La comunità sembra uscita dalla serie “The walking dead” e in effetti ci sono diversi punti in comune fra questo film e la famosa serie di Frank Darabond, l’idea della comunità coesa pronta a difendersi dove al suo interno ci sono regole ferree, sopravvivere ad ogni costo in un mondo ostile pieno di creature non umane pronte a farti fuori ad ogni angolo e anche certe armi dei sopravvissuti come il classico arco e  frecce non possono non ricordare anche allo spettatore più distratto la mitica serie americana. Ma anche questi spazi immensi dove i “vaganti” possono essere ovunque, le comunità, le fughe, le armi usate come il classico arco con le frecce non possono non ricordare la sopracitata serie, insomma un film intriso proprio di un’atmosfera molto molto simile a quella di “Walking...”. C’è la novità di questi contaminati alfa ovvero l’evoluzione dei vaganti: più veloci, più intelligenti e più letali, c’è molta azione, l’aspetto survival è messo in evidenza da rocambolesche fughe e sequenze veloci e adrenaliniche dove è palpabile il senso di pericolo imminente. Spike (Alfie Williams) è la personificazione dell’innocenza fanciullesca in un mondo allo sfascio dove i ragazzini devono lottare come gli adulti per la sopravvivenza, è un personaggio che incarna l’affacciarsi all’adolescenza (spia i rapporti intimi, si affaccia con coraggio e incoscienza al pericolo ecc…) ma è un affacciarsi non comune vissuto in tempi drammatici e apocalittici. La madre pazza interpretata da Jodie Comer è un po’ l’emblema di un mondo distrutto come la sua psiche, la sua convincente interpretazione rende il suo personaggio l’unico motivo per il quale il giovinetto si addentra nell’inferno sfidando così anche il giudizio paterno. Aaron Taylor Johnson è il padre che si scontra col figlio, un personaggio comunque non banale, premuroso, a volte incosciente il quale soffre per questo rapporto conflittuale col figlio, in un mondo in cui l’orgoglio non è più un figlio diplomato ma uno che ha ucciso più mostri possibile. Ciliegina sulla torta per quanto riguarda il cast troviamo il grande Ralph Fiennes (“Il paziente inglese”, “Schindler’s list”, “The menu”) attore che non ha bisogno di presentazioni, lui è il medico pazzo, una sorta di eremita che vive isolato da tutto e che ha creato un suo personale culto della morte rendendo omaggio alle vittima con una piramide di teschi. Lo splatter è tutto artigianale e alquanto brutale ma non proprio esagerato, colonne vertebrali brutalmente strappate, teste mozzate, tutto gore ma senza strafare.  In “28 anni dopo” è la gioventù a fare da protagonista, significativa è la prima uscita col padre che gli mostra come uccidere  i contaminati poi il ragazzino prende l’iniziativa e con un colpo di testa tenta di curare la madre e quindi si accolla una grossa responsabilità e “fa da se” diventando adulto quindi l’isola protetta è il simbolo della fanciullezza mentre la terraferma coi suoi infetti è l’ignoto che ci attende nell’età adulta, con tutte le sue sfide e pericoli. “28…” è un film dalla struttura semplice ed essenziale eppure ben fatto e scorrevole, adrenalinico, le regia sa cogliere i drammi umani e valorizzare il territorio e i panorami concludendo il film con un finale aperto che lascia ben sperare in un nuovo capitolo.

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