L’OCCHIO DELLA MORTE (THE DESTROYER)

REGIA: ROBERT KIRK
ATTORI: DEBORAH FOREMAN, CLAYTON ROHNER, LYLE ALZADO
REPERIBILITÀ: BASSA, ESISTE TUTTAVIA UN DVD ABBASTANZA DIFFICILE DA TROVARE
GENERE: ZOMBI MOVIE CARCERARIO
ANNO: 1988
DISTRIBUZIONE ITALIANA: NON SPECIFICATO
MOMENTI CLOU: 1) L’ESECUZIONE SULLA SEDIA ELETTRICA 2)QUANDO IL PROTAGONISTA FINISCE NELLA FOGNA 3) L’AGGRESSIONE COL MARTELLO PNEUMATICO 4) L’OMICIDIO CON LA FIAMMA OSSIDRICA NEI CESSI

Il film si apre con la condanna a morte di Ivan Moser (un killer buzzurro in canottiera interpretato da Lyle Alzado, che in realtà era un giocatore di football americano con una buona presenza fisica ma che morirà pochi anni dopo causa abuso di steroidi) un serial killer che nella sua “carriera” non ha guardato in faccia nessuno: uomini, donne, bambini. Il carcere in cui viene condannato Moser è diretto da Frank Ash un sadico direttore che trattava i carcerati come animali, nel penitenziario avviene una sanguinosa rivolta, guarda caso in concomitanza alla condanna di Ivan.

Buona ed ironica la scena in cui Ivan non crepa sulla sedia elettrica ma si riprende riuscendo a scagliare il parroco oltre il vetro di protezione (le vecchie scene horror anni ’80 con quel sottile umorismo…). Protagonista del film è Susan che insieme al fidanzato David lavora alla realizzazione di un film nel suddetto carcere ormai abbandonato, la troupe è malvista dalla comunità locale che crede ad oscure presenze che aleggiano nel vecchio penitenziario. David per rendere più veritiera la sceneggiatura si mette ad indagare sulla famosa rivolta innervosendo lo scorbutico ex direttore che ha concesso alla troupe un breve periodo di “permanenza” per realizzare il film. La parte del regista del B movie la fà Anthony Perkins, star di Psycho, il famoso “Norman Bates” che risalta rispetto alla media degli attori qui coinvolti, anche se nel 1988 era ormai malato ed a fine carriera. Il ritmo è piuttosto blando, per i primi venti minuti non succede praticamente niente, la sceneggiatura avrebbe bisogno di essere rivista e lo splatter non abbonda, la prima scena forte del film consiste in un omicidio con una fiamma ossidrica ma avrebbe potuto essere più brutale, invece viene mostrato solo un braccio carbonizzato e poco altro.

Successivamente alla buona e macabra scena in cui un manichino “frigge” sulla sedia elettrica fino a fondersi, lo spirito di Moser prende possesso dell’impianto elettrico combinando guai. Purtroppo dopo la scena in cui David finisce in una fogna ( ed uno zombi fa capolino alle sue spalle…) assistiamo ad altri venti minuti piuttosto inutili e noiosi conditi dalle scene in cui il regista fà le prove per il suo film, sequenze che avrebbero necessitato sicuramente di un taglio in quanto abbondano in maniera smisurata. Lo spettatore si risveglia un po’ nella scena in cui il poliziotto scende nei sotterranei venendo aggredito dallo zombi di Moser che in realtà sembra più un lottatore di wrestling che un morto che cammina, visto che si presenta tutt’altro che marcio e claudicante, bensì muscoloso e desideroso di uccidere lo sbirro con un martello pneumatico! (Hahaha). Nel film è presente la classica ironia che caratterizza quasi tutte le produzioni anni ’80, ma qui funziona solo a fasi alterne, alla fine l’ex boia del penitenziario racconta a David che Moser vive ancora nella prigione abbandonata (beh…lo avevamo capito…ci riveli l’acqua calda…). Non mi stupisce che questo horror sia passato inosservato in un’epoca di grandi capolavori com’erano gli anni ’80, in giro ho visto di peggio, ma anche di molto meglio, da vedere solo se si è incalliti fans di B movie anni ’80.
Ps: Non aspettatevi di vedere il sofisticato martello pneumatico che vedete nella cover iniziale perchè il nostro ne userà uno comunissimo…le solite truffe ai danni di incauti spettatori…)

Ivan Moser
Anthony Perkins nel ruolo del regista

La troupe al lavoro

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